Con Silvio Berlusconi e Adriano Galliani ha costruito il grande Milan e conquistato il mondo. Ma l’ultimo scudetto in rossonero l’ha festeggiato con Massimiliano Allegri in panchina (2010-11). «Vederli avversari in Monza-Juventus e in una nuova edizione del Trofeo Berlusconi, fa sentire più giovane anche me. Sono felice soprattutto per Berlusconi e Galliani, due straordinari appassionati di pallone: sono una coppia spettacolare», racconta lo storico dirigente del Milan Ariedo Braida, dalla scorsa stagione dg della Cremonese.
Direttore, se chiude gli occhi qual è il primo Trofeo Berlusconi del passato che le viene in mente?
«Quello dell’agosto 1995, con la vittoria della Juventus ai rigori contro il nostro Milan. Mi viene in mente quella serata perché l’ultimo ad andare sul dischetto fu Weah, arrivato a Milano proprio quell’estate dal Psg. George fallì il rigore decisivo e io pensai tra me e me: “Chissà cosa dirà adesso il presidente Berlusconi…”. In realtà, Berlusconi non fece alcun commento e Weah si confermò un campione».
E in quella stagione, 1995-96, tornaste a vincere lo scudetto rafforzando la teoria che chi perdeva il “Trofeo campionato. Voi dirigenti, allenatori e giocatori credevate davvero a questo detto?
«Nel mondo del calcio un po’ di superstizione c’è. Di battute se ne facevano, inutile negarlo, ma diciamo che noi a quella teoria davamo peso soltanto quando il Trofeo Berlusconi lo perdevamo...».
Ieri Galliani ha compiuto 77 anni, ma continua a essere in prima linea con il suo Monza a caccia della Serie A.
«Galliani è come me: siamo due super innamorati del calcio. Per noi Serie B o Champions League è la stessa cosa, abbiamo una passione infinita. L’obiettivo della Cremonese è migliorare l’ultimo campionato, chiuso al tredicesimo posto. Ad Adriano auguro di centrare quella promozione in Serie A che lo scorso anno è sfuggita al Monza soltanto perché il Covid l’ha bloccato per un periodo in ospedale. Erano attrezzati per vincere e lo sono ancora di più adesso: l’acquisto di Valoti è la ciliegina. Anche lui è stato un ragazzino del nostro Milan e ricordo che al padre ripetevo: “Tuo figlio diventerà calciatore tardi, ha bisogno di maturare”. Spesso i giovani vanno aspettati».
Stasera, a Monza, ci sarà di nuovo Allegri sulla panchina della Juventus: le fa effetto?
«Max è al posto giusto nel momento giusto. È uno dei migliori allenatori al mondo e una persona di gran livello. Ultimamente sta iniziando ad appassionarsi anche all’arte. Allegri conosce molto bene il calcio e ama partecipare per vincere. È un pragmatico, il suo marchio è la vittoria. Dare una identità alle proprie squadre e proporre un bel gioco è importante, però nei top club la priorità sono i trofei. E con Max si vince».
A quale categoria di allenatori appartiene Allegri?
«A quella dei top. I migliori, in questo momento, sono Guardiola, Klopp, Tuchel, Allegri. E ovviamente Mancini, che si è rivelato un fuoriclasse all’Europeo. Fra gli emergenti ho un debole per De Zerbi, che è stato un nostro giovane al Milan: mi auguro che in Ucraina confermi quanto di buono ha mostrato a Sassuolo».
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