Operazione Pjaca-bis nel mirino: il Torino, nelle ultime ore, sta intensificando i discorsi con il Milan per Mattia Caldara. Un profilo che, sotto molteplici aspetti, ricorda quello dell’attaccante croato, che da pochi giorni si è unito al gruppo di Juric. Innanzitutto, certo, perché si tratta di un elemento potenzialmente destinato a club di vertice: se l’ex Dinamo Zagabria era stato acquistato dalla Juventus con grandi aspettative, il cartellino del centrale nelle ultime stagioni è rimbalzato tra gli stessi bianconeri, l’Atalanta ed il Milan. Ma intorno a entrambi i giocatori, soprattutto, aleggiano dubbi pesanti come macigni circa la loro integrità fisica. L’ex Genoa riporta nel proprio curriculum due crociati, l’attuale rossonero invece alla lacerazione del tendine d’achille e alla rottura del legamento crociato ha fatto seguire nell’ultimo campionato seri problemi al tendine rotuleo. Un poco lusinghiero ruolino di marcia che gli ha impedito di accumulare più di 20 presenze in Serie A nell’ultimo anno e mezzo trascorso a Bergamo. Per questo motivo il Milan, che ne detiene il cartellino, è disposto ad accettare la soluzione di un prestito senza obbligo di riscatto, formula che ingolosisce da qualche tempo anche il neo-promosso Venezia (pronto a ricevere l’ex granata Niang dal Rennes, intanto).
Caldara secondo rischio calcolato
Per questo stesso motivo, però, Caldara rappresenterebbe il secondo rischio – calcolato soltanto fino ad un certo punto – di questo mercato granata. L’alternativa al momento si chiama Ruan Tressoldi del Gremio, anche se l’opzione è più esosa e sul giocatore nelle ultime ore si è fiondato con convinzione il Sassuolo. Il Torino invece nicchia, anche perché ad un’entrata nel reparto arretrato deve prima corrispondere un’uscita: l’indiziato numero uno, in questo senso, continua ad essere Lyanco, per il quale il Betis ha offerto 6 milioni a fronte di una richiesta a doppia cifra da parte di Vagnati ed il Bologna – soprattutto in caso di cessione di Tomiyasu – non ha tirato i remi in barca.
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