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Chiesa, il girone perfetto: ecco come si è preso la Juve

TORINO – I consigli comportamentali di papà Enrico, i suggerimenti tecnico-tattici dell’allenatore Andrea Pirlo: grazie a loro Federico Chiesa ha avuto un periodo lampo di apprendistato alla Juventus centrando subito il grande salto. Non era facile per un ragazzo di 23 anni, arrivato a Torino nell’ultimo giorno di mercato e con il peso di essere stato pagato 60 milioni, tra prestito, riscatto e bonus. Federico ci ha messo molto di suo, non abbattendosi alle prime critiche, non montandosi la testa dopo il primo gol, in Champions, ma continuando a lavorare sodo, testa bassa e corsa. E ad ascoltare gli insegnamenti dei due uomini più importanti della sua vita in questo momento: il papà e l’allenatore. Talmente preziosi che gli hanno consentito nell’arco di quattro mesi, dal gol dell’andata contro l’Atalanta (era il 16 dicembre), il primo in campionato con la maglia bianconera, alla prossima sfida contro i bergamaschi, di diventare il bianconero più incisivo e più in palla, quello tra i neo juventini ad essere cresciuto di più. 

Juve, Chiesa come un diesel

Dejan Kulusevski, per esempio, compie ancora alcuni passaggi a vuoto: dopo l’exploit iniziale (gol all’esordio), lo svedese ha faticato a trovare posizione e dimensione all’interno della scacchiera di Pirlo e ancora adesso alterna buone prestazioni a prove incolori. All’opposto, Chiesa è stato un diesel: ha iniziato a piccoli passi, ma poi ha avuto una crescita esponenziale conquistando la Juventus, ormai parte integrante del progetto, e dimostrando di possedere la mentalità bianconera.

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