Combattere la fame e le grandi ingiustizie, costruire la pace, sensibilizzare l’opinione pubblica davanti al dramma dei poveri, degli emarginati. Di qualunque angolo del mondo, di qualunque età, religione, sesso. Tutti uguali. Tutti, sempre. Madre Teresa di Calcutta, santa in vita e Santa dopo la morte, propose Olivero come candidato per il Premio Nobel per la Pace. Oggi, Olivero riceverà per la sesta volta (pensate: sesta volta, più anche un incontro a Roma) il nostro (grande) Presidente della Repubblica, da stamane a Torino per un paio di giorni tra diversi impegni istituzionali. Stamane alle 11 Sergio Mattarella inaugurerà il PalaSermig, un palazzetto polivalente da 420 posti omologato Coni per futsal, basket e volley. Una nuova struttura sportiva nata non lontano dall’Arsenale della Pace, che del Sermig è dal 1983 il cuore pulsante (e accogliente: davvero in ogni aspetto, nel senso che è un luogo che accoglie i corpi e le anime, ospita tutti i bisognosi). Il PalaSermig sorge in via Carmagnola 23, in una zona della città, tra i quartieri Aurora e Porta Palazzo, che versava nel degrado. E dove il concetto di vita facile non esiste. praticamente mai. Utilizzata già da settembre, da oggi inaugurata, questa nuova struttura polifunzionale è un polo sportivo aperto a tutti, a cominciare dalle 6 squadre di calcio a 5 e dalle 2 di volley dell’Asd Sermig. Ma il progetto sportivo del Sermig, nato nel 2011, si allargherà anche al basket, presto. E al desiderio di ospitare pure corsi didattico-sportivi, per esempio per tecnici e arbitri. L’obiettivo è “restituire lo sport” alle famiglie più fragili grazie a volontari, allenatori e professionisti che anche nello sport donano il loro tempo e le loro capacità.
Volontariato. Mani che si allungano e si offrono. A chi non ha i mezzi economici. A oggi sono già 150 gli atleti che soltanto grazie al Sermig hanno avuto la possibilità di fare sport, perché gratuito in base al reddito. «In tutti questi anni abbiamo capito che lo sport è uno strumento incredibile per diffondere tra i più piccoli i valori del rispetto, della convivenza, dell’amicizia, dell’inclusione. Il PalaSermig ne è la casa, come un nuovo Arsenale dello Sport. Siamo felici che il Presidente Mattarella abbia scelto ancora una volta di essere con noi. Viviamo tutto come un’occasione per crescere nella responsabilità». Noi di Tuttosport siamo orgogliosi e felici di aver contribuito, dopo la tragica alluvione del 2000. Di aver dato una mano concreta al Sermig (l’Arsenale della Pace fu devastato dall’acqua della Dora Riparia esondata) e alla Valle D’Aosta, con l’organizzazione di un derby benefico e altre iniziative connesse per recuperare fondi, oltre 600 milioni di lire (all’epoca non c’era ancora l’euro). Oggi saremo spettatori sempre felici, e anche giustamente umili, davanti a Olivero, al suo mondo di volontari e al nostro amato Presidente della Repubblica.
«Il PalaSermig è nato in un’area della città dove c’erano più siringhe che fogne. In pochi mesi è stato costruito, abbastanza in fretta. Una decina di mesi appena, grazie a donazioni e all’impegno nel volontariato. Chi ci ha offerto intelletto e mano d’opera, dall’ingegnere al muratore, chi mattoni, chi risorse. Nell’Arsenale della Pace accogliamo e aiutiamo donne, uomini, bambini e famiglie di 30 nazioni diverse. Il Sermig è il cuore di Torino che vuole bene a tutto il mondo. Nessuno deve sentirsi straniero nella terra di Dio. Siamo tutti stranieri, nell’Arsenale della Pace. E quindi nessuno lo è. E tutti dovremmo sentirci un po’ più stranieri, nella vita»: e comprendiamo al volo che questa frase, questo messaggio è rivolto a tutti noi, a tutti noialtri fuori.
Gli diciamo: se non ricordiamo male, nel 2000 l’alluvione vi arrecò 2 miliardi di lire di danni, le vostre strutture furono devastate. «Oltre 2 miliardi, sì». Riprendiamo la parola: allora, Olivero, le chiediamo quale sia secondo lei la più grande alluvione, oggi nel 2021, a Torino e nella nostra cara Italia. Con i suoi pregi enormi, ma anche con i suoi difetti persi no terribili. «L’indifferenza e l’odio», ci risponde immediatamente. L’indifferenza e l’odio: la più tragica alluvione del giorno d’oggi, nel nostro mondo di Paese comunque privilegiato globalmente, ma con nel suo seno crescenti fette di popolazione sempre povere o sempre più povere. E con popoli in marcia o sulle onde del Mediterraneo, emigranti, che chiedono aiuto, perché nulla o quasi nulla hanno se non la speranza. L’odio e l’indifferenza, «la più grande alluvione di oggi». Una peste. E non perché siamo in tempo di Covid. E’ una peste del cuore.
«Un tempo uscivamo dall’Arsenale della Pace con i nostri bambini, perché dentro non avevamo spazi per farli giocare. Ora avranno il PalaSermig»: naturalmente con accessi facilitati anche per chi è portatore di disabilità fisiche. «Sarà come sempre emozionante incontrare il Presidente della Repubblica. Il primo che ricevemmo fu Sandro Pertini nel 1984. Venne a inaugurare l’Arsenale della Pace»: dopo anni di richieste, il Comune aveva concesso al Sermig (a Ernesto, Maria, amici e volontari che già da 20 anni si impegnavano concretamente per i bisognosi della città) parte delle strutture del vecchio Arsenale militare dell’Ottocento, situato in Borgo Dora, all’epoca uno dei quartieri più poveri e malfamati di Torino. Con l’aiuto di migliaia di giovani volontari provenienti da tutta Italia, il Sermig restaurò interamente l’edificio, da decenni fatiscente. E nacque così l’Arsenale della Pace: quarantamila metri quadrati di accoglienza e generosa solidarietà. «Chi tocca Olivero tocca me», disse Pertini, che ovviamente già conosceva bene il Sermig. «Andrò a inaugurare l’Arsenale, annunciò. Aprile ’84. Da allora, tutti i Presidenti della Repubblica sono venuti a trovarci. Per il Presidente Mattarella sarà addirittura la sesta volta. Noi una volta andammo da lui, ci volle al Quirinale: con tutti i nostri bambini al fianco».
Ha 81 anni, Ernesto Olivero. La sua vita, oggi? «Come è sempre stata. Impegnato 20 ore al giorno». Noi, qui a Torino, abbiamo sempre intravisto nell’impegno del Sermig (così come del Gruppo Abele di don Luigi Ciotti) un filo rosso giunto e srotolato fino ai nostri tempi nel solco dell’eredità e dell’insegnamento dei grandi Santi Sociali della città in epoca industriale, nell’Ottocento. Da città a metropoli. E, ieri come oggi, migliaia di persone povere, bisognose, emarginate.
Ricordiamo insieme a Olivero l’alluvione di 21 anni fa. «Finimmo tutti distrutti. L’acqua ci arrivò fin quasi all’altezza della testa, nell’Arsenale. Tutto il quartiere fu inondato dalla Dora. Dissi subito: prima gli altri, poi noi. Mettemmo in sicurezza i nostri ambienti, le nostre due o tre caldaie più a rischio, e poi uscimmo per strada. Andammo tutti ad aiutare la gente del quartiere a svuotare le case inondate di acqua e fango. Un disastro». Oltre 2 miliardi di lire di danni, per l’Arsenale. Tuttosport, con il derby benefico e le altre iniziative connesse di solidarietà, riuscì a recuperare 600 milioni di lire. Metà per gli alluvionati della Val d’Aosta, metà per aiutare il Sermig a far rinascere nell’Arsenale della Pace. «Vi saremo per sempre grati», ci dice Olivero. A tutti noi di Tuttosport si accappona la pelle, a sentire queste parole. «La nostra parte, comunque, la dividemmo con le famiglie alluvionate del quartiere. Per noi utilizzammo solo 17 milioni di lire»: sempre per la rotta morale del prima gli altri, e dopo noi. Olivero lo ripete sempre da 60 anni: «Dividi, per moltiplicare. Dividi, e moltiplichi».
All’epoca, Torino e Juventus raccolsero con immediata disponibilità il nostro appello. Applaudimmo tutti. Ecco, per cui chiediamo a Olivero quale nuovo appello, oggi, rivolgerebbe lui ai due club, attraverso Tuttosport. Oggi, 12 novembre, con il Presidente Mattarella ancora una volta a fianco del Sermig. Cosa vorrebbe dire ai due presidenti di Torino e Juventus, Olivero? La risposta, di getto: «Mi piacerebbe che venissero insieme nel nostro Arsenale della Pace. Ma non soltanto i due presidenti. No, con tutti i dirigenti e i giocatori, tutti assieme, in modo da poter ospitare due grandi famiglie che 21 anni fa ci furono amici, al fianco. Ci piacerebbe che le due squadre venissero da noi accompagnati da voi di Tuttosport per vedere che cosa è nato a Torino. E sono convinto che per molti ragazzi, per molti giocatori sarebbe una sorpresa assoluta. L’Arsenale nacque nel 1983 grazie a incredibili atti di generosità di un numero eccezionale di persone. Se le due squadre entreranno da noi, ci faranno visita, saranno sicuramente toccate. Si emozioneranno. Diranno che a Torino ha vinto la scelta di una bontà che disarma tutto. L’odio è sempre più diffuso, nella nostra società occidentale. Dobbiamo combatterlo, come l’indifferenza. Dobbiamo fare in modo che la luce della bontà squarci il buio. Dobbiamo aiutare la gente, l’opinione pubblica a diventare attiva nel compiere atti positivi. Non bisogna puntare sul buonismo una tantum, ma su un percorso di bontà». E’ sempre per tutti noi, questo messaggio di Olivero. «La bontà è disarmante, dobbiamo saperlo. E praticarla. Vengano da noi le due squadre. Vengano nell’Arsenale a interrogare le persone che vivono qui, che lavorano da noi. Decine di migliaia di persone sono venute a visitarci in questi anni. Vengano anche le due squadre di Torino, ora. Siamo parte di una Torino buona: i giocatori vengano a vedere con i loro occhi se è vero».
E’ un appello meraviglioso. Sentiamolo tutti sulla nostra pelle: andiamo a emozionarci, facciamoci rapire dall’emozione, impariamo una lezione, poi cerchiamo di metterla in pratica, ciascuno secondo le proprie possibilità. E’ un messaggio evangelico, senza distinzioni. Dettato da una persona che a un certo punto, da giovane, nel pieno di una crescente carriera ad alto livello dirigenziale sino all’impiego nell’istituto bancario San Paolo, decise di svestire i panni del quotidiano. E anche lui, a suo modo, indossò un saio. Un’opera santa, ecco come intendiamo il Sermig. Se Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II si legarono a Olivero offrendo un’amicizia sincera, dobbiamo fermarci sulla soglia del celeste, secondo noi. Il patriarca di Gerusalemme volle Olivero come mediatore per trovare una soluzione al terribile, tragico assedio alla basilica della Natività di Betlemme, nel 2002. Olivero contribuì a seminare la pace anche lì. La bandiera del Sermig, immagine celebre da tanti anni, campeggia in tutte le Case create nel mondo seguendo le orme di Madre Teresa di Calcutta: fu lei a deciderlo, pochi giorni prima di morire, quando volle incontrare ancora una volta Olivero in Italia, prima di tornare in India.
Ci dice: «A 81 anni, se mi volto indietro, dico che ho sempre vissuto con pienezza. Ho accettato sia i consigli sia le difficoltà. Ho fatto sempre il mio possibile. Non ho rimpianti, non potrei averne: ho dato tutto me stesso e tutto darò sino alla fine. E’ la mia soddisfazione maggiore: non essermi risparmiato, di fronte all’altro che ha bisogno di aiuto. Sempre guardando negli occhi le persone. E lasciandomi guardare. Non ho mai trattenuto neanche un’emozione per me. Anche l’emozione l’ho sempre condivisa con gli altri. Noi del Sermig abbiamo sempre fatto tutto il nostro possibile. Ma non deve mai essere motivo di vanto. Bisogna guardare oltre, sempre. Io ragiono così. Ho sempre ragionato così. Noi siamo cresciuti proprio grazie all’imprevisto. L’imprevisto è diventato la nostra storia. E quindi diremo sicuramente di sì quando il prossimo imprevisto verrà a bussare alla nostra porta. Da qualche anno ho scelto anche di dismettere tutte le cariche che per tantissimo tempo avevo avuto come fondatore del Sermig. Do il mio servizio lo stesso, anche se sto di lato. Lo faccio volentieri, non ho mai avuto la mania di stare al primo posto, neanche quando ero dirigente di banca. Di mia spontanea volontà mi metto al servizio degli altri. Ho sempre davanti l’idea che amare e rispettare l’altro possa anche risultare difficile, tante volte, ma più le cose sono difficili, più bisogna provarci. Me lo ricordava sempre Madre Teresa. E anche adesso penso che mi guardi e mi accarezzi il volto, prima di appoggiare le mani sul suo cuore: faceva sempre così da viva, quando mi incontrava. E se l’alluvione di oggi è rappresentata dall’indifferenza, dall’odio, allora quella Torino tante volte alluvionata per ragioni diverse può diventare un grande esempio di umanità».
Copiamo e incolliamo per chiarezza esplicativa ed esigenze di sintesi: “Dal 1996 la fraternità del Sermig opera anche in Brasile con l’Arsenale della Speranza per l’accoglienza del popolo della strada di San Paolo e dal 2003 in Giordania con l’Arsenale dell’Incontro, luogo di accoglienza per giovani portatori di handicap e di dialogo fra persone di diversa provenienza e fede. All’Arsenale della Pace di Torino si totalizzano ogni giorno 1.500 ore di volontariato. La struttura costituisce un punto di incontro tra culture, religioni e schieramenti diversi per conoscersi, dialogare e cooperare, fornendo anche ospitalità e sostegno a famiglie bisognose, madri sole, carcerati, stranieri, poveri che hanno bisogno di cure, di casa, di lavoro. E’ inoltre un luogo di preghiera, dove chiunque può sostare e riflettere. In quarant’anni il Sermig – Arsenale della Pace ha portato avanti 2.100 progetti di sviluppo al servizio delle comunità più povere di quasi un centinaio di Paesi del mondo, azioni continue di solidarietà, di ricerca di dialogo tra culture e religioni diverse. A partire dagli Anni Novanta l’Arsenale della Pace si è aperto all’incontro con giovani provenienti da tutta Italia e dall’estero, proponendo innumerevoli esperienze di condivisione, di solidarietà e di sensibilizzazione sulle tematiche care al Sermig. Sono stati sostenuti complessivamente 2.500 progetti di sviluppo in 88 Paesi del mondo”.
Ventiquattro ore su ventiquattro, il Sermig esiste dal 24 maggio del 1964: 20.991 giorni. L’Arsenale della Pace, aperto il 2 agosto del 1983, accoglie il mondo intero da 13.982 giorni. Al termine della nostra chiacchierata con Olivero, ci saluta così: «Grazie di cuore. Vi voglio bene, tutti». E’ l’ultimo messaggio che ci detta: sempre per tutti.