La Juve e il portoghese hanno fatto troppo poco per capirsi e piacersi. Un’idea maestosa, architettata male. Come a Babele. Il portoghese parlava un’altra lingua
C’è stato un giorno, uno solo, in cui le attese del mondo Juve per Cristiano Ronaldo e la realtà si sono sovrapposte. Era il 12 marzo 2019. Ottavi di finale di Champions League. Con una tripletta CR7 ribalta da solo il 2-0 dell’andata e, con le mani in orbita genitali, restituisce al Cholo Simeone, tecnico dell’Atletico, il gestaccio de “los huevos” di Madrid.Questo doveva fare l’eroe, così lo aspettava il popolo: Achille, figlio di una dea, che vince la guerra da solo ed abbatte le mura di Troia che resistevano da dieci anni. E invece Achille Ronaldo, che non hai legato con Agamennone (Allegri, Sarri, Pirlo), amico del solo Patrocolo-Pinsoglio, ha ripreso il mare senza aver vinto la guerra.