Ha cominciato a giocare all’alba degli anni ’40, quando l’Europa stava prendendo fuoco. Toni Bacchetti è stato un buon calciatore, ma anche uno spirito libero, un partigiano e infine un assassino
“Inginocchiati”. Quello li implora, piagnucola, chiede perdono. Gli stanno attorno in tre. L’hanno prelevato due ore prima, si chiama Antonio Comuzzi, in paese dicono che collabori con i nazisti. L’hanno portato – le mani legate, incappucciato, sanguinante per le botte prese – in un cascinale di campagna, appena fuori Udine. Ai tre uomini basta un cenno, bisogna procedere. Uno di loro estrae dal borsello una pistola. Quando sente la canna sulla nuca, Comuzzi chiude gli occhi. Improvvisamente il silenzio del mattino è rotto da due colpi di pistola.