Scoperchiò il pentolone del calcioscommesse, frequentava ambienti vicini alle BR, denunciò collusioni tra dirigenti e camorra, fu arrestato per spaccio di droga. E poi non se ne seppe più nulla
Prima che scoppiasse il finimondo due magistrati della Procura di Roma presero un taxi, raggiunsero la clinica Paideia e interrogarono il calciatore della Lazio Maurizio Montesi, che lì si trovava, perché infortunato, gli erano saltati tibia e perone in uno scontro di gioco. La deposizione durò un paio d’ore. L’avvocato di Montesi, Silvio Sutter, ai giornalisti disse che il suo assistito aveva “finalmente sputato il rospo” e si sentiva “più sereno”. Erano i primi giorni di marzo del 1980.