[…] Nelle prossime ore il giocatore sarà dimesso e tra un mese verrà di nuovo visitato. La speranza dell’Inter è i controlli diano il via libera per togliere il “salvavita” anche perché, in caso contrario, ovvero con il defibrillatore impiantato sotto cute, in Italia non ci può giocare. Il Protocollo Cardiologico per il Giudizio di Idoneità Sportiva non contempla neppure questa possibilità. «Eriksen farà una vita pressoché normale perché questo defibrillatore blocca qualsiasi forma aritmica possa avere il ragazzo, per la vita sportiva però qualche dubbio onestamente viene – spiega Enrico Castellacci, medico della Nazionale campione del Mondo nel 2006 – Queste situazioni purtroppo possono accadere perché alcuni tipi di patologie non sono rilevabili con i test d’idoneità che normalmente si fanno. Se dobbiamo essere onesti, dobbiamo dire che la sua carriera potrebbe essere compromessa. Se è una patologia che per i protocolli può permettere di riprendere a giocare ben venga, sarei veramente felice, qualora ciò non dovesse succedere la riflessione che dobbiamo fare è che in pochi minuti è passato dalla morte alla vita e questo ci deve far comunque sorridere».
L’esempio di Blind
All’Europeo c’è però un nazionale dell’Olanda, Daley Blind, che gioca con il dispositivo impiantato a Eriksen dopo che, nel dicembre 2019, gli era stata diagnosticata una miocardite. In Olanda ha ottenuto l’idoneità e il 12 febbraio 2020 è tornato in campo. «In caso di aritmia, ci pensa il defibrillatore per rinstaurare il ritmo sinusale, evidentemente dove gioca hanno ritenuto che questo sia sufficiente a non far rischiare niente al giocatore», abbozza Castellacci. Certo è che quanto accaduto il 25 agosto 2020 deve far riflettere: durante un’amichevole con l’Hertha Berlino, il defibrillatore si è improvvisamente spento e Blind si è accasciato al suolo tenendosi la mano sul petto. Per fortuna, è stato solo un grande spavento e da allora non è successo più niente.
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