BERGAMO – Non è facile spiegare a parole cosa l’Atalanta rappresenti per Bergamo e per i cittadini orobici. Un’identificazione e un senso di appartenenza che non trova eguali nelle pur storiche e prestigiose piazze d’Italia. Per tale motivo solo un giocoliere delle parole, dotato di grande sensibilità artistica come Roby Facchinetti, ex membro dei Pooh e bergamasco doc, poteva riuscire nell’impresa. La sua canzone intrisa di speranza “Rinascerò Rinascerai”, realizzata l’anno scorso durante la prima fase della pandemia con il compianto collega Stefano D’Orazio e diventata inno delle gare interne del club nerazzurro su richiesta del patron Antonio Percassi, è riuscita a trasmettere i valori della città a tutti, persino agli avversari della Dea
«Una delle soddisfazioni maggiori che ho provato è stato vedere le squadre rivali, compresi gli allenatori, visibilmente commossi durante l’ascolto della canzone. È una cosa che non dimenticherò mai» ammette il cantante con voce che lascia trasparire la freschezza del ricordo.
L’Atalanta è al secondo posto in classifica, in un anno difficile, si sente in parte di aver contribuito?
«Non ho questa pretesa (ride, ndr). Il merito va attribuito alla società, a Gasperini, ai giocatori e io credo anche ad una bella dose di fortuna, che non deve mai mancare. Ho sempre sognato di vedere la mia squadra del cuore nell’Olimpo del calcio, ma questi risultati fino a qualche tempo fa erano impensabili».
Atalanta come i Pooh?
«Il concetto di base è lo stesso: la forza del gruppo. C’è una frase in “Amici per sempre” che dice: “Sarà il branco che viene a salvarti se ti perdi”. Gasperini per motivare i suoi calciatori usa la stessa tecnica. Se un giocatore perde palla o commette un errore non viene mai lasciato solo dai compagni. Certo, mantenere questa filosofia per 90 minuti non è facile. È la preparazione a fare la differenza».
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