Nella lettera d’addio dell’ex tecnico della Fiorentina emerge tutto il disagio legato alla frenesia del calcio odierno. Il pallone è sentimento, il sentimento si fa impresa. Ma non succede il contrario
Il calcio spietato. Il calcio solitario e cattivo. “Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono”.