TORINO – E chissà che Juventus-Zenit di martedì sera non abbia consegnato soltanto l’uomo da mettere al centro del progetto bensì anche il progetto stesso. Quello tattico. La sensazione è che tutta una serie di equilibri che sinora sembravano squilibrati assai, possano finalmente trovare una ragion d’essere nel 4-4-2 a trazione anteriore disegnato da Massimiliano Allegri nell’ultima uscita.
Chiesa, Bernardeschi, Locatelli e gli altri
Questione di Fede, in corsia, per l’occasione: con Chiesa a sparigliare le carte, nell’uno contro uno, partendo a testa bassa e petto in fuori. Bernardeschi sul versante opposto: mobile, propositivo, più propenso all’assist. La loro mobilità serviva a dare ampiezza alla manovra bianconera e offriva a Manuel Locatelli l’opportunità di tentare l’apertura in maniera più ambiziosa, azzardata, accattivante. L’ex Sassuolo, insieme con Weston McKennie, ha costituito una mediana propositiva e predominante come mai (o quasi mai) la si era vista in questa nuova versione allegriana della Juventus. A ruota – al netto dello svarione finale e dell’inciampo fortuito del momentaneo pareggio, l’autogol di Leonardo Bonucci anche il reparto difensivo ha fatto la sua parte in termini di compattezza e supporto. Squadra meno sfilacciata del solito, movimenti più organici.
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