TORINO. Decisamente non avrà bisogno di fare un giro allo Juventus Center per conoscere la struttura, Massimiliano Allegri. Ennò perché a ben pensarci fu proprio lui, nella stagione 2018-19, ad inaugurare il nuovo quartier generale della prima squadra (e non solo) bianconera. Conosce bene il suo ufficio, gli spogliatoi, la sala per le riunioni tecniche, i 4 campi a disposizione. E così come il tecnico livornese a proprio agio si trovernno anche i componenti dello staff. La lista completa non è ancora stata ufficializzata, ma i nomi grossomodo sono già trapelati nei giorni scorso e riportano alla memoria la precedente esperienza dell’allenatore alla Juventus (tra il 2014 e il 2019). Confermato come vice allenatore Marco Landucci, il tattico sarà Aldo Dolcetti, il preparatore dei portieri Claudio Filippi. Confermati anche il collaboratore di campo Maurizio Trombetta, il preparatore atletico Simone Folletti, il fisioterapista StefanoGrani. E un ruolo lo coprirà pure Marco Storari, ex portiere ma anche – dal 2020 – dirigente bianconero con la qualifica di “Professionals Talent Development della Juventus” (settore giovanile).
Allegri avrebbe voluto inserire nel gruppo Andrea Barzagli, ex campione bianconero che con Max ha costruito successi accanto ad un solido rapporto umano e professionale, fatto di stima e amicizia. La proposta al campione del mondo del 2006 c’è stata, ma la risposta è stata tanto garbata quanto fermamente negativa. «In questo momento della vita preferisco essere più libero e godermi la famiglia. Mi piace avere la possibilità di programmare qualcosa, staccarmi dalla quotidianità del calcio restando però nell’ambiente grazie a questo nuovo ruolo a Dazn», ha spiegato l’ex difensore e ora commentatore. Barzagli, del resto, subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo era diventato collaboratore di Maurizio Sarri, salvo poi decidere di fare un passo indietro. «Non mi sentivo pronto, avevo sbagliato ad accettare la proposta. Avrei dovuto prendermi un po’ di tempo per me. E’ stata comunque una bella esperienza che mi ha consentito di lavorare con Sarri e il suo staff. Capitava che discutessimo, che non fossimo d’accordo. Ma non abbiamo mai litigato. E andai via perché la pandemia mi fece riflettere su cosa davvero volessi dalla mia vita. Al campo non riuscivo a dare quello che avrei potuto: era colpa mia»