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Juve, Cristiano Ronaldo e Allegri, i retroscena: il tormento(ne) CR7

A metà fra tormento e tormentone, l’estate di Ronaldo continua a essere controversa. Sembrava essere definitivamente svoltata verso la normalità, quando sabato Massimiliano Allegri aveva detto di averlo visto in forma, di considerarlo a disposizione e che Cristiano stesso gli ha garantito la sua permanenza alla Juve. Poco più di 24 ore dopo, Ronaldo finisce in panchina, dove – è bene sottolinearlo – si dimostra tutt’altro che musone, esulta convinto al gol di Dybala, partecipa alla partita dando consigli ai compagni, entra a mezzora dalla fine, corre, gioca benino, segna un gol spettacolare, lo celebra esplodendo di gioia e addominali (si becca pure il giallo per la maglia tolta) e, alla fine, se lo vede annullare per una ridicola manciata di centimetri (ma il Var è il Var). Insomma, al netto della sfortuna, ci sarebbe anche il lieto fine. Eppure qualcosa non torna fra le dichiarazioni della viglia («Sta bene») e quelle di Nedved a giustificare la panchina («Non è ancora al 100%»), perché gli ultimi tre anni raccontano un’altra storia: Ronaldo, anche al 50%, è sempre sceso in campo dal primo minuto. Perché questa volta no? Lo spiega Allegri e bisogna fare attenzione, perché forse ha annunciato fra le righe l’inizio di una nuova era nella gestione di Ronaldo: «Ho condiviso la decisione con lui, che ha capito che la stagione è lunga e che l’ho tenuto in panchina per preservarlo e perché può essere decisivo anche nell’ultima mezzora». Ed effettivamente lo era stato.

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Ma il nocciolo è un altro: Allegri ha scardinato l’intoccabilità di Ronaldo, ricalcando in qualche modo il metodo Zidane, quando gli risparmiava le partite in provincia per averlo al top in Champions. Da allora sono passati quattro anni, che incidono anche sull’acciaio dei muscoli ronaldiani, ma soprattutto si sono rovesciati i rapporti di forza fra il tecnico della Juventus e il numero 7. Allegri nel 2018-19, poi Sarri e infine Pirlo, per ragioni differenti fra di loro, non erano nelle condizioni di dettare legge a Cristiano, spesso salvatore della patria bianconera. Oggi qualcosa è cambiato: Ronaldo è all’ultimo anno di contratto con la Juventus, Allegri nel primo di quattro, nei quali deve vincere e costruire. E non si può nascondere sotto il tappeto di Instagram la polvere di un’estate nella quale, con loquaci silenzi, Ronaldo ha disperatamente cercato di cambiare squadra e in cui il suo procuratore JorgeMendes ha lavorato con la consueta instancabile professionalità. Ronaldo voleva andare via. E, diciamolo, alla Juventus non sarebbe dispiaciuto iniziare un anno prima il dopo-Ronaldo, accelerando il ricambio generazionale e facendo respirare il bilancio.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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