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Juve, furia Allegri: ecco cosa ha detto alla squadra

TORINO – Fosse stato inverno sarebbe volato il cappotto, come nell’ormai epica scena di Modena, durante un Carpi-Juventus prima del Natale 2015. A Udine sono comunque volate le urla, perché Massimiliano Allegri non è riuscito a digerire la rimonta dell’Udinese e le circostanze che l’hanno innescata. Le papere di Szczesny, sì, ma anche un atteggiamento che, nella parte centrale della ripresa, ha visto la sua Juventus meno concentrata, meno sul pezzo, meno cattiva di quanto la volesse. La squadra lo sa, perché tra domenica e ieri (quando c’è stata una seduta defaticante) il tecnico ha avuto modo di esprimere il suo disappunto, per quanto abbia anche apprezzato molti aspetti della prestazione della Dacia Arena. «Non si possono prendere due gol in una partita come quella odierna, non dovevamo assolutamente prendere due gol. Bisogna lavorare e registrare bene questi momenti della partita. Non è una questione tecnica, ma di testa: i gol gli avversari devono farli quando se lo meritano, non quando facciamo noi errori così. Gli errori tecnici capitano, ma oggi è stata questione di testa. Dovevamo partire con una bella vittoria, netta e invece… Il fatto è che in quel momento lì la palla doveva andare in tribuna o fuori dallo stadio, perché da quell’episodio poi siamo qui a discutere di un’Udinese che ha fatto un’ottima gara». I concetti del post partita sono stati gli stessi espressi alla squadra in un’analisi piuttosto spietata. Ma perché Allegri è così arrabbiato? Beh, innanzitutto perché da calcolatore in grado di elaborare scientificamente le quote scudetto, sa perfettamente quanto pesino i punti gettati in provincia (quelli che sono costati carissimo alla Juventus di Pirlo della scorsa stagione, per esempio) e partire con un -2 in quel particolare conteggio deve essere parecchio fastidioso per lui.

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Follia di Szczesny, la Juve getta la vittoria ad Udine

L’Allegri bis ha il pugno di ferro

Ma c’è un altro elemento da tenere presente. Ed è l’approccio con il quale Allegri è arrivato a Torino per il suo secondo mandato. Fra i compiti che gli sono stati assegnati dalla società, infatti, c’è anche quello di ripristinare una certa disciplina nella squadra. Disciplina in senso lato del termine, che quindi può avere un’accezione sportiva (per esempio più attenzione in campo), ma anche comportamentale (che poi inevitabilmente si riflette in campo). Buffo che rispetto al suo primo sbarco alla Juventus, quando aveva leggermente allentato le tensioni da West Point del militaresco triennio contiano, oggi Max abbia un compito opposto. E se non sarà mai un sergente dei Marines, Allegri è comunque perfettamente in grado di modulare la sua gestione.

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