Il progetto della nuova Juventus è fondato sui giovani per due ragioni. Prima: esauritosi un ciclo strepitoso, i vertici hanno voluto gettare le basi per un altro lungo periodo al top, puntando quindi su giocatori di prospettiva invece che su campioni pronti. Seconda: la situazione economico-finanziaria posta sotto stress dal Covid (e non solo) necessita di abbassare i costi e soprattutto quelli degli ingaggi. A metà tra scelta strategica e strada obbligata, il piano è stato portato avanti con coerenza. Perfino eccessiva, si potrebbe obiettare, soprattutto considerando l’uscita di Cristiano Ronaldo compensata dall’entrata di Moise Kean.
Obiettivo ringiovanimento
La barra del timone, però, è rimasta dritta perché il ringiovanimento della rosa e il contenimento dei costi non sono un capriccio della dirigenza, bensì una disposizione della proprietà, che nel giro di due anni ha sostenuto due ricapitalizzazioni per un totale di 700 milioni di euro e vuole ricreare il circolo virtuoso in cui la competitività si sposta con equilibrio economico, come accadeva all’inizio del ciclo dei nove scudetti, quando la Juventus ha anche prodotto utili. In uno scenario che vive ancora di incertezze come il calcio (e quello italiano ancora di più, considerando la lentezza con la quale sta modernizzando le strutture e la progressiva svalutazione dei diritti tv), i bianconeri hanno imboccato la via della sostenibilità, parola chiave dei documenti che descrivono il piano dell’aumento di capitale completato la scorsa settimana.
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