Dopo la disfatta col Chelsea, lo scontro diretto con l’Atalanta è già uno spareggio per la prossima Champions: dai problemi di approccio mentale che avevano portato al ritiro alla riflessione su quello che si può tirare fuori da questo organico
La figuraccia di Londra riporta la Juve ai minimi storici in campo europeo, seconda solo – per entità del passivo – a una sconfitta 7-0 nel 1958/59 contro il Wiener Sport Club. A Cardiff, finale di Champions 2017 persa 4-1 col Real Madrid, in una gara per certi versi simile a quella di Stamford Bridge, la formazione di Massimiliano Allegri era quantomeno riuscita a far gol. Nella dinamica di un confronto costante tra il tecnico e la dirigenza come avviene in ogni top club, inevitabile all’indomani della disfatta una riflessione approfondita sui problemi di questa Juve. Anche in vista dello scontro diretto di sabato con l’Atalanta che, con le prime tre in classifica ormai lontanissime, rischia nel peggiore dei casi di allontanare quasi definitivamente anche quel quarto posto che vale l’obiettivo inderogabile della qualificazione alla prossima Champions League.