Un passettino indietro, di qualche settimana. Paulo Dybala in Florida, a giugno, non c’è andato per sfogliare la margherita (Miami, non Miami – Miami, non Miami). E non c’è andato per rimuginare sui due di picche, in un certo senso, rimediati alla Juventus o dall’Argentina.
Paulo Dybala in Florida c’è andato per farsi un mazzo così. Resettare, ripartire. Ha deciso che quel rosichio frutto d’una stagione infortunata e sfortunata in bianconero valsa poi la non convocazione con l’Albiceleste si sarebbe dovuto tramutare in spinta propulsiva, carica emotiva, voglia di reagire e gettare le basi per riprendersi il maltolto con gli interessi. E così l’argentino ha chiamato a raccolta la propria determinazione innanzitutto, eppoi una serie di esperti e persone competenti che già durante le vacanze, prima ancora che ripartisse la stagione con la Juventus, potessero aiutarlo a capire come tornare il vero Dybala e possibilmente anche meglio. Come ripresentarsi alla Continassa in una forma già più che apprezzabile. In maniera molto pragmatica e ragionevole, nello specifico, Dybala ha fatto sì che i dati – partita per partita, presenza per presenza – della sua ultima stagione venissero analizzati e studiati in modo da capire dove, esattamente, e perché le sue prestazioni siano state condizionate da una flessione. Dove risiedesse esattamente lo scarto tra le recenti prestazioni (sotttomedia) e invece quel livello di performance e continuità (eccezionale) grazie a cui era stato premiato quale miglior giocatore della Serie A 2019-20. E’ dall’infortunio rimediato in quei 13 minuti giocati (immolandosi) contro il Lione nell’agosto 2020 che la Joya è meno performante. Risultato: sprint e scatto breve, intensità. Ecco cosa è mancato. Paradossalmente, proprio alcune tra le skills, le competenze, che per natura avevano caratterizzato l’ex palermitano. Oltre alle innate doti tecniche, ovviamente, e quel sinistro che aveva stuzzicato anche i complimenti di Maradona. In questo senso, dunque, è stato orientato il lavoro svolto negli Stati Uniti presso il “Foot Doctor Sports”, una sorta di accademia che raccoglie un team internazionale le di preparatori atletici e analisti che svolgono lavori mirati con campioni di diversi sport: basket, football americano e appunto calcio (anche Romelu Lukaku, dopo Dybala, ha svolto sedute personalizzate con gli esperti statunitensi: proprio in questi giorni).
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