Se qualcuno all’interno della tifoseria bianconera volesse trovare dei motivi per aggrapparsi alla rimonta del 2015/2016, li potrebbe individuare solo nelle coincidenze: anche quella volta il punto più basso si toccò dopo una sconfitta col Sassuolo (ma in trasferta), in un turno infrasettimanale, alla decima giornata. Però tra quel -11 e questo -13 ci sono molto più che due soli punti di differenza. C’è che quella Juve reduce dalla finale di Champions di Berlino era ancora Juve e lo sarebbe stato per tanti altri anni. Questa, invece, non lo è. Se lo dicevano Max Allegri e Giorgio Chiellini a bordocampo durante Juventus-Empoli, si può pensare la stessa cosa ora a maggior ragione dopo l’illusorio filotto di sei vittorie consecutive. La Juve non è all’altezza per puntare allo scudetto, almeno oggi è così, domani chissà. Ma per stravolgere questa situazione servirà un mercato di gennaio da protagonista, perché forse solo in difesa Allegri può ritenersi a posto così, anche in virtù di quella ritrovata voglia di difendere. Dalla cintola in su invece manca tanto, troppo.
A CENTROCAMPO – La Juve ha un obiettivo dichiarato, è un centrocampista da battaglia. Dovrà prima di tutto liberarsi di Aaron Ramsey, uno che ormai Allegri ha tagliato fuori. Forse non soltanto, nessuno si strapperà i capelli (anzi) in caso di offerte per Weston Mckennie e Adrien Rabiot, se ne stanno pur cercando in realtà. Pure Dejan Kulusevski è tutt’altro che incedibile, se non ci dovessero essere sviluppi sul fronte rinnovo (al ribasso) per Federico Bernardeschi allora bisognerà valutare davvero la cessione. Per fare posto ad almeno un colpo: in cima alla lista dei desideri c’è Aurelien Tchouameni, a ruota seguono usati sicuri e al risparmio come Corentin Tolisso, con l’ipotesi Axel Witsel che sta tornando rapidamente d’attualità nonostante la bocciatura di fine agosto dai piani alti.
IN ATTACCO – E forse proprio dietro i nuovi passi avanti sul fronte Witsel potrebbero essercene altri su un obiettivo molto più grande. Perché è in attacco dove la Juve si ritrova ad affrontare una situazione piuttosto controversa. Ci sono tanti giocatori a disposizione di Allegri, forse pure troppi. Ma di centravanti puri, non ce ne sono. La maglia numero 9 è di Alvaro Morata, che presidia in realtà molto poco l’area. Se Paulo Dybala e Federico Chiesa devono essere dei punti fermi, tutti gli altri si portano appresso più dubbi che certezze per differenti motivi, sia tattici che di rendimento. Così si lavora attentamente sul fronte Dusan Vlahovic, per giugno sicuramente, con la volontà di farsi trovare pronti nel caso in cui si aprissero concreti spiragli già a gennaio: tra Witsel e Tchouameni, per esempio, ballano almeno 40 milioni di valutazione, per puntare a Vlahovic serviranno quelli e anche altri da poter trovare con altre cessioni oltre che con il mancato riscatto dello stesso Morata. E Vlahovic, a questa Juve, servirebbe proprio tanto.