TORINO – C’è voluta una stagione per ammirare il vero Dejan Kulusevski, ma ne è valsa la pena. La serata di Reggio Emilia ha offerto la versione più scintillante dello svedese: la rete ad aprire la partita, con un sinistro morbido sul palo più lontano, quindi l’assist per la rete di Federico Chiesa, quella che ha permesso alla Juventus di battere 2-1 l’Atalanta e di sollevare la Coppa Italia per la 14ª volta. Una prestazione di tecnica e carattere. Gli era stata imputata spesso la mancanza di quest’ultimo, Kulusevski lo ha distribuito in abbondanza, a cominciare dal dito indice della mano destra portato all’altezza della bocca dopo il gol dell’1-0 per tacitare i critici. Critici cui, comunque, il bianconero aveva fornito materia di lavoro. Acquistato a gennaio 2020 proprio dall’Atalanta per 35 milioni (più 9 di bonus) e lasciato a Parma in prestito fino a fine stagione, Kulusevski era stato presentato a Torino come uno dei giovani di maggior talento da tenere d’occhio.
Kulisevski dal gol al debutto alla rete in Coppa Italia
Debutto con gol nel 3-0 con la Sampdoria, tante opportunità offerte da Andrea Pirlo e – al tempo stesso – tanta discontinuità. Logico aspettarselo da un classe 2000: già non è semplice il salto in una big, a maggior ragione lo è quando ci si trova inseriti in una stagione complicata come quella della Juventus, fatta di vittorie (la Supercoppa italiana prima della Coppa Italia) e delusioni (l’uscita agli ottavi in Champions e lo scudetto salutato in anticipo). Problemi cui aggiungere anche il contesto legato alla pandemia, che ha reso la stagione estremamente difficile per tutti. Kulusevski è stato uno dei bianconeri che hanno dato l’impressione di soffrire di più. Ci sono stati passaggi importanti, come la rete nell’1-1 contro il Verona, ma anche momenti di amnesia. Senza mai convincere del tutto sulla fascia destra, poi diventata possesso di Weston McKennie, in tandem con Juan Cuadrado.
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