La parola chiave è «entusiasmo» ed era contenuta nel discorso di fine stagione, pronunciato da Andrea Agnelli dopo Juventus–Lione. E ribadita il giorno dopo da Fabio Paratici, mentre annunciava il nuovo tecnico. Il capolinea della gestione Sarri e la partenza dell’era Pirlo si sono avvitate intorno a quel concetto. Entusiasmo, nella stagione di Sarri, ce n’era pochino, soprattutto alla fine, quando la Juventus ha vinto il campionato con il minimo sindacale dello sforzo, adagiandosi pigramente nelle ultime partite. I giocatori cercavano di seguire le idee del tecnico, ma non sembravano condividerle fino in fondo o porvi la fiducia necessaria alle grandi imprese. Ecco perché Agnelli, dopo l’eliminazione dalla Champions League, aveva chiesto proprio «più entusiasmo» ai gicatori. Pirlo lo ha riportato. Questione di carisma o, forse, di accettazione diversa da parte dello spogliatoio che riconosce al tecnico una credibilità altissima, nonostante sia alla prima esperienza in panchina.
Si cementa il gruppo
Il fatto che fra i senatori ci siano degli amici certamente lo aiuta nel suo compito. Ma il legame con l’allenatore non si limita all’amiczia, Pirlo ha saputo comunicare le sue idee, spiegandole bene e ottenendone l’applicazione. Il fatto che mettendo in pratica i dettami dell’allenatore siano state vinte partite importanti (come la finale di Supercoppa a Reggio Emilia) ha generato un’ulteriore consapevolezza e convinzione in un circolo virtuso che gli allenatori conoscono bene e auspicano sempre di innescare. Si diceva che l’inizio del 2021 sarebbe stato cruciale per valutare le aspirazioni della Juventus che ha ottenuto 9 vittorie e una sconfitta, conquistato un trofeo (la Supercoppa italiana) e un pezzo della finale di Coppa Italia (martedì prossimo a San Siro).
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