Una storia di buoni sentimenti? Quella del brasiliano è un’etichetta che non regge. E se, molto più semplicemente, Junior fosse un calciatore davvero forte?
Adesso basta, però. Basta, con ’sta favola di Messias. Lo abbiamo capito, e ci è stato ricordato a ogni sua apparizione (e il sostantivo è usato apposta per sottolineare un altro giochino che ha francamente stancato, quello dell’accostamento tra il suo cognome e la dimensione ultraterrena), specialmente dopo i suoi primi gol in rossonero, uno al Wanda Metropolitano all’esordio in Champions contro l’Atletico Madrid e due al derelitto Genoa, che ancora sei anni fa il brasiliano giocava in Eccellenza, dividendosi tra gli stadi da cinquecento posti e i campi spelacchiati e il lavoro di magazziniere con cui portava il pane a casa.