Quindici mesi fa, quando ha debuttato nella Juve, Dejan Kulusevski sembrava un predestinato. Prima partita, primo gol, tra l’altro decisivo perché utile per sbloccare il risultato contro la Samp (la partita era poi finita 3-0). Si aveva la sensazione di essere davanti a un calciatore speciale: uno che, a vent’anni, entra e incide in una grande squadra, di solito è un predestinato. Invece pian piano lo svedesino si è un po’ perso, fino a smarrire definitivamente la strada. Per colpa di chi?
In gran parte della Juve, che in questo periodo è sempre stata nel caos e mai lo ha messo nelle condizioni ideali per esprimersi al massimo; in parte inferiore anche sua, personale, perché probabilmente ha sofferto questa situazione di difficoltà e non è riuscito a emergere, lasciandosi spegnere. Poi metteteci gli allenatori, prima Pirlo e poi Allegri: nessuno dei due lo ha schierato con continuità nel suo ruolo ideale
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