Massimiliano Allegri non ha infierito più di tanto, con la squadra, sabato sera: vuoi perché così a caldo, dopo una partita persa malamente, non è poi tanto scontato che serva dire chissà cosa; vuoi perché tra il ko contro l’Empoli e la ripresa del campionato ci passa la sosta per le Nazionali e dunque il rompete le righe ha preso il sopravvento. Non mancheranno occasioni, insomma, al ricompattarsi del gruppo. Il tecnico toscano, però, ha le idee assai chiare sul daffarsi e peraltro ha constatato che tutto sommato una scintilla – opportuna e appropriata – s’è accesa autonomamente. Nello spogliatoio bianconero, infatti, subito dopo il triplice fischio finale, una autonoma e spontanea disamina del non fatto e del daffarsi è sgorgata in autocombustione da parte dei calciatori.
Affranti, ma pronti a svoltare
Affranti, sì, e anche un po’ increduli; ma decisi a fare sì che la svolta – sia di prestazioni sia di risultati – possa essere imminente. Più ancora dei labiali carpiti a Giorgio Chiellini nel finale di partita, mentre sconsolato diceva ad Allegri «non è squadra», è il caso di ripartire dai concetti emersi a seguire tra le mura dell’Allianz Stadium. Due, sostanzialmente, i temi caldi. Innanzitutto l’ammissione del fatto che effettivamente le vicissitudini ronaldesche un certo effetto sull’ambiente, anche interno, l’hanno avuto durante una settimana (se non ritiro) particolare, strana, storica.
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