L’ex c.t.: “Non abbiamo cultura sportiva. Il nostro calcio ricorda le arene di 2000 anni fa. Chi critica il Milan ricordi da dove è partito. Che bravo Italiano. Conte deve migliorare la fase di transizione. La Roma? Paga una difficoltà sociologica…”
Arrigo Sacchi, è stata una settimana ricca di polemiche, in perfetto italian style. La lite Agnelli-Conte in Coppa Italia, le proteste di Pirlo e Simone Inzaghi per i rigori subiti… Che effetto le hanno fatto?
“Mi hanno lasciato profonda amarezza, dispiacere, malinconia. Confermandomi quello che, ahimè, già sapevo. E cioè che noi viviamo il calcio in modo diverso rispetto ad altre Nazioni: in quelle anglosassoni è uno sport con regole ferree e fair play; in quelle latine e sudamericane viene vissuto con allegria, condivisione e spettacolo. Da noi invece il calcio è spesso la rivisitazione di quanto accadeva nelle arene 2000 anni fa. Non a caso uno dei cori più frequenti negli stadi, quando ci sono i tifosi sugli spalti, è il “devi morire” rivolto a un giocatore a terra. Oppure diventa motivo di rivendicazione sociale: “Vincete questa partita così da renderci pari a loro…”. Quando scattano sentimenti simili l’obiettivo diventa vincere ad ogni costo, disconoscendo la parola merito”.