TORINO – Se esiste un’occasione per dimostrare che c’è vita sul pianeta Juventus oltre Cristiano Ronaldo, oltre le sciocchezze di chi pensava che il ragazzino fosse il sostituto del fenomeno portoghese, oltre le critiche di chi lo dipinge come un flop nonostante abbia giocato pochissimo finora, caro Moise Kean, ci siamo. È questa la notte in cui mettere la firma: personale, ovvio, ma dal segno profondamente bianconero sperando – come si augurano i tifosi – che si tratti di una prima risposta alle avversità di una stagione che può tuttora fornire determinate risposte. Una sorta di primo atto di una rinascita collettiva da confermare con altri 12 punti filati fino a Natale, a parte i tre di Salerno. Quelli sì, intanto, da prendere e portare a casa. […]
La Juve ha bisogno anche dei gol di Kean
[…] Ma questa sera non esistono scuse, non ci sono giustificazioni, piuttosto va colta un’opportunità seria per ricominciare un discorso troppe volte interrotto. Serve un gol, almeno un gol da parte di Kean e per chi ha nelle proprie corde la capacità di attaccare l’area di rigore potrebbe non essere così difficile. Del resto lì davanti è necessaria una scossa, anche qualcosa in più per reagire alla sfortuna (vedi la collezione di pali e traverse centrati da Paulo Dybala), alle difficoltà di un reparto offensivo colto da una forma acuta di costipazione sotto porta (18 gol segnati appena) e nel conto dei tiri nello specchio (57, l’Inter è a quota 85 in questo campionato). Non è sostenibile la candidatura juventina a un posto tra le prime quattro senza un vero cannoniere e le tre reti ciascuna di Dybala e Leonardo Bonucci, al top fra i bomber bianconeri in Serie A, rappresentano l’esempio perfetto al contrario della squadra che godeva nel contare soprattutto sulle magie dei suoi attaccanti più incisivi.
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