TORINO – Nicola, alla vigilia: “Dobbiamo scendere da cavallo e andare alla baionetta”. Traduzione pratica: in campo polli da battaglia. Perché il Napoli è più forte in tutto, si sapeva, si sa e si saprà. Ma se si commettono errori come quello di Nkoulou dopo appena 13 minuti (sciaguratamente ingenuo nell’andare molle a un contrasto con Osimhen da ultimo uomo, a centrocampo, con l’attaccante poi a segno grazie a un rimpallo con Bremer, davanti a Sirigu), ecco che le partite vengono nei fatti regalate dopo neanche un quarto d’ora. Gli azzurri erano passati in vantaggio appena 2’ prima: botta angolatissima di Bakayoko da fuori, senza granata capaci di rallentarne la progressione. Morale? Il Napoli raggiunge di nuovo la Juventus in classifica al 4° posto, in piena corsa Champions, mentre il Torino viene di conseguenza di nuovo agguantato dal Cagliari e scivola (come già nei fatti il Benevento) al 18° posto. Prossime partita, Napoli-Cagliari e Torino-Parma: ci sarà da ballare, insomma.
VERDI E SANABRIA ASSENTI – Il primo tempo ha visto un Toro ordinato e aggressivo nella parte iniziale del match, ma poi squagliatosi in fretta tra un gol e l’altro (nonché in… nove: con Verdi nuovamente in caduta libera nel rendimento e già sicuro assente nel prossimo match col Parma, perché ammonito: ed era diffidato. E con Sanabria totalmente schiacciato nella morsa difensiva altrui). Solo nel finale di frazione la squadra granata è stata capace di recuperare ardore e metri, determinazione e gioco. Tanto da produrre alcune situazioni pericolose dal limite o in area e anche un quasi gol al 36’, quando Osimhen, appostato sul palo, riusciva a deviare in angolo un colpo di testa sbagliato di Di Lorenzo, in mischia.
ANCHE UN PALO DI ZIELINSKI – Ma i granata dovevano ringraziare di essere sotto soltanto di 2 reti, a quel punto: perché Osimhen e Politano avevano già sfiorato il palo con 2 conclusioni più o meno ravvicinate (29’ e 32’), imitati da Rrahmani (di testa al 33’), prima che Zielinski colpisse un legno con una bordata da fuori (39’). Troppo abili i napoletani palla al piede, troppo veloci nelle ripartenze, troppo caldi nei muscoli e lucidi nella testa. E poi scatenati anche dall’onda dell’entusiasmo, strada facendo, salvo quel rifiatare fin comprensibile negli ultimi 10 minuti del tempo.
NAPOLI DOMINATORE – Nella ripresa si è visto un Napoli dominatore, assolutamente sereno nel gestire il risultato e ripetutamente pericoloso non solo in contropiede, ma anche con belle manovre ragionate (e con Gattuso arrabbiato per le occasioni fallite, che avrebbero chiuso una volta per tutte il match). Citiamo le chance maggiori: parate di Sirigu su Osimhen all’8, all’11’ e al 35’, il palo di Insigne al 15’, una deviazione ancora del portiere sardo su botta di Lozano al 37’. Per il Toro una sola vera chance a inizio ripresa (tiro di Ansaldi parato da Meret), vari tentativi di aumentare la pressione anche cambiando il modulo (4-3-3 con Zaza e Bonazzoli) e poi la ciliegina sulla torta del disastro: fallo tattico di Mandragora, secondo giallo all’86’ e addio al Parma anche per lui, uno dei migliori giocatori granata. Peggio di così per il Torino era dura immaginarla. Per il Napoli, invece: applausi a scena aperta, gioco, gol e splendido stato psicofisico.