Ignoriamo se «L’elogio della follia» di Erasmo da Rotterdam sia fra le letture preferite di Florentino Perez, 74 anni, presidente del Real Madrid dal 2000 al 2006 e poi, ininterrottamente dal 2009 a oggi, anzi sino al 2025, essendo appena stato rieletto; titolare secondo Forbes di un patrimonio di 2 miliardi di euro. «Fra i mortali che cosa mai si fa che non trabocchi di follia, e che non sia opera di folli in un mondo di folli?», potrebbe commentare Erasmo in calce alla «disgustosa» (copyright Gary Neville) Superlega partorita da Perez e sodali, fra i quali allignano disgraziatamente Juve, Inter e Milan.
Questa non è una riforma della Champions partorita per renderla più competitiva, più appassionante, più interessante. Questa cosiddetta Superlega che allinea nelle proprie fila anche club da decenni incapaci di essere né campioni d’Europa né tantomeno protagonisti, è un’autentica licenza per uccidere la quintessenza del calcio, il merito sportivo, lo spirito della competizione, il premio ai migliori in campo, non ai migliori Iban. Questa cosiddetta Superlega riporta indietro gli orologi di settant’anni e prende a calci il sentimento popolare. Ammette a corte solo i più abbienti, anche quelli con un palmarès internazionale arrugginito da anni di batoste. Nasce come un club di ricconi o ex ricconi che, non sapendo più come raccattare denaro, buttano nella spazzatura la grandezza del football per foderare di euro i bidoni nei quali intendono piombarla, infischiandosene dei tifosi, dei loro sentimenti, dei loro sacrifici, della loro passione, della loro storia. Il durissimo comunicato di Uefa e Fifa preannuncia stangate senza precedenti per gli apostati della Champions. Ceferin e Infantino, in gioco c’è il Calcio. Non fate prigionieri.