TORINO – Chi ricorda quando è stata l’ultima volta di un allenamento a porte aperte al Filadelfia? Bravi, risposta giusta: c’erano ancora i carrarmati tedeschi per le strade. Non proprio, ma rende l’idea. E l’esplosione della pandemia ha persino dilatato le già ben sedimentate remore dentro al Torino, concedendo alla società persino alibi in più. Diciamo meglio: nessun lassismo, nessuna sottovalutazione del pericolo, nessuna voglia di minimizzare il rispetto delle normative anti-Covid. Ci mancherebbe, non è questo il punto. Il punto è che proprio la paura dei contagi, la necessità di evitare assembramenti e le complicazioni che comportano le disposizioni governative sono state “usate” dal Torino Fc anche per confezionare un no (all’apertura del Fila) infiocchettato, quasi inattaccabile, inoppugnabile.
Il Filadelfia quando tornerà granata?
Per la serie: potremmo anche accogliere qualche volta i tifosi, l’avremmo già fatto volentieri, ma col Covid è impossibile, troppo complesso e rischioso. E poi, le leggi… Certo, le leggi. Destinate a inasprirsi, ora. Lo deciderà il governo, lo impone la nuova ondata della variante Omicron: il peggioramento quotidiano della situazione. Da qualche giorno si parla di un’Italia tendente a diventare tutta arancione. Ma quand’è che il Fila diventerà granata? Anche qui dobbiamo aspettare Draghi? La questione non va ricondotta al caso specifico di questi giorni, di queste settimane […]