Ci sono 3.475 buoni motivi – anzi mezzo migliaio in meno, al netto del contingente bergamasco – per guardare al domani con ottimismo dopo la sconfitta contro l’Atalanta. Ha fatto bene a rimarcarlo anche Matteo Paro, vice di Ivan Juric, il quale ha subito individuato la leva che deve spingere la squadra a replicare la stessa prestazione contro la Fiorentina: «Ripartiamo dagli applausi del pubblico». Già, il pubblico. Qualcuno si è ricordato che esiste anche chi paga il biglietto e va al Grande Torino, che era già tornato a popolarsi in Coppa Italia contro la Cremonese e che contro l’Atalanta ha rivisto la Serie A dopo una lunghissima assenza. L’ultima volta? Torino-Sampdoria dell’8 febbraio 2020: 3-1 per il Doria, debutto amarissimo di Moreno Longo. Ma sempre meglio di ciò che successe due settimane prma: 0-7 contro l’Atalanta, che prese a schiaffoni il Toro di Mazzarri. Più che un Toro, una pecorella smarrita. I tifosi sabato hanno sostenuto la squadra dall’inizio alla fine, incitandola anche nei momenti più difficili. Mai nemmeno un fischio, in alcun frangente. Nessun segno di scollamento nei confronti del gruppo e tanto meno di Juric, che gode di una cospicua quantità di credito. Ne ha accumulato in abbondanza in questi giorni: prima mettendo a nudo le fragilità della società sul fronte mercato, poi schierando un Toro finalmente bello da vedere, agli antipodi di quello visto in Coppa Italia. La gente ha apprezzato: gli applausi al fischio finale sono stati carichi di calore, nonostante il boccone amaro servito dal baby nerazzurro Piccoli.
Poche, però, le unità presenti allo stadio in una gara di cartello dopo un’astinenza così lunga. Se è vero che la capienza del Grande Torino è di 28.177 posti – al netto delle restrizioni anti-Covid (capienza massima al 50%) – il dato di pubblico relativo a Toro-Atalanta (appunto 3.475 spettatori, il peggiore del sabato di A, ma anche di ieri: persino ad Empoli, con 3.655 persone al piccolo Castellani da 16.800 seggiolini, sono riusciti a fare meglio, come in tanti stadi di B) è uno sberlone alla società. Il distacco dal club è evidente, il clima di insoddisfazione per la gestione Cairo ha raggiunto una soglia insopportabile.
Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport