Continuiamo ad avere una convinzione, una volta di più rafforzata dopo aver visto i granata perdere a Rennes in uno stadio bello pieno di tifosi urlanti (oltre 10 mila): a questo Toro serve qualche mozzarella in meno, e servono pure due o tre rinforzi chiave. Qualità e sostanza, le colonne d’Ercole del gioco del calcio. Pane e salame. Zucchero e sale. Titolari in partenza, capaci di dare nerbo e gioco, di difendere in mediana, ma anche di incidere ora con arabeschi, ora di peso.
Toro, davanti serve una punta. Linetty e Verdi non all’altezza
Là davanti, per forza di cose, se davvero si vuole che il 3-4-2-1 di Juric (modulo rischioso e pretenzioso per forza) possa fiorire. E sempre confidando nella permanenza di Belotti. Di certo non si può pensare di andare avanti a lungo con Sanabria prima punta. O con Zaza. E poi sulla trequarti: segnali immediati di Pjaca, va detto, schierato subito. Messaggi positivi: e non solo per quella traversa alla fine del primo tempo con un tiro di prima da dentro l’area, ben servito da Ansaldi. A parte il croato, con Linetty e Verdi non si va avanti, lo sappiamo da almeno un anno. E poi a centrocampo: date a Mandragora un compagno alla Amrabat, un tuttofare con palle quadrate, un motorino, un frangiflutti. Lukic fragile, ancora una volta: e guarda caso il gol è nato da un pallone perso ingenuamente, pur con una spintarella allegata; evanescente Aina. E Milinkovic-Savic? Non bene. Al suo primo vero test ha confezionato una respinta d’istinto di petto, mentre sulla deviazione radente di Terrier, a segno al 27’ in anticipo in mischia, Vanja è solo riuscito un po’ goffamente a deviarla in porta con un piede. Tiro secco da due passi, d’accordo. Ma non è stato un bel percepire. Poi, nella ripresa, su una sventola da fuori ancora di Terrier, ha respinto maldestramente con una mano sola, nei fatti alzando un pallonetto: lo ha salvato il rimbalzo sulla traversa.
Torino, non si può essere soddisfatti
Oddio. Primo esame vero (anche di mercato) del Toro, e non è che si possano avere motivi concreti per essere soddisfatti. Lo spirito aggressivo, sicuramente. L’intelaiatura tattica, chiara. La buona volontà, l’impegno: ma ci mancherebbe il contrario! Per tutto il resto, Mastercard: il mercato, insieme con i tempi di lavorazione del tecnico croato. Il quale, ieri, è però scivolato su una buccia di banana. Si è fatto cacciare per proteste dopo appena 37 minuti: sarebbe stata utile la sua presenza a bordocampo per tutta la gara, a maggior ragione in questo periodo da cantiere aperto. L’arbitro Lesage (francese) si era già dimostrato casalingo, aveva sorvolato su una spinta da rigore ai danni di Aina, ma lasciare la squadra priva del suo verbo (fin lì urlante, come da prassi) è stato un peccato.
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