Genova, 21 maggio 2017. Quattro anni e mezzo fa. Adem Ljajic, talentaccio serbo dai piedi fatati, da sinistra fa partire un destro indirizzato verso il primo palo ma che s’impenna sulla schiena di Veloso e va a cadere dall’altra parte della porta di Lamanna. È un gol che non evita al Torino una sconfitta per 2-1 di rara bruttezza (ricordiamo l’imbarazzo di Lombardo, vice dello squalificato Mihajlovic, nel commentarla). Ma è, soprattutto, l’ultimo gol del Toro su punizione diretta. Senza deviazioni, due settimane prima (6 maggio), sempre Ljajic: sublime parabola nel derby della Continassa a lasciare impalato Neto, sostituto di Buffon, e tutti gli juventini. […]
Gli ultimi tentativi non sono stati all’altezza
[…] Gol su punizione? No, grazie. Almeno non nel senso cui il Toro è chiamato a ridare un senso. Per carità, nel calcio moderno la squadra granata non ha mai più avuto stoccatori di alto livello e prolificità (gli ultimi di una certa pregiatezza sono stati Junior, Scifo e Policano; dopodiché ci fu Rosina, però in un Toro minore), ma di qui a non pigliare mai la porta o addirittura nemmeno a provarci ce ne dovrebbe passare. E invece. Negli ultimi anni qualche tentativo di Belotti (tanto faceva tutto lui), Baselli e Rodriguez (per lo svizzero un paio di traverse), una serie imbarazzante di errori del succitato Verdi (che invece a Bologna ne segnò perfino due in una partita sola, di destro e di sinistro). […]
Il tecnico granata ci lavora su
[…] Anche Juric ha capito di dover dedicare un’attenzione particolare a questo dettaglio negli allenamenti. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi, non si può prescindere da un certo numero di punti portati dagli specialisti. Già che si segna avanzando in gruppo come verso una meta, è il caso di mutuare dal rugby anche il ruolo del trasformatore di piazzati. Gente coi piedi buoni adesso c’è: Brekalo, Praet, Pjaca; poi – quando rientreranno – Ansaldi e lo stesso Rodriguez. Ma va bene anche la legnata dritto per dritto di un terzino o di un mediano, eh, o del Gallo. A meno di non voler davvero affidarsi a Milinkovic-Savic e alle sue voglie matte di scoprirsi portiere-bomber alla Chilavert o alla Rogerio Ceni.
Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport