Non è un mistero che Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, sia un grande tifoso granata. E l’artista torinese non manca di sottolinearlo quando ne ha l’occasione, neanche durante la kermesse sanremese in cui ha esordito ieri sera con “Mai dire mai (La Locura)”. Un brano apprezzato dalla critica, che gli ha permesso di conquistare il nono posto nella classifica provvisoria: un bel risultato, seppure per molti meritasse di più. Willie, insomma, sta tenendo alta la bandiera granata sul palco dell’Ariston.
Questa mattina, Willie Peyote ha raccontato il suo brano in un’intervista su Sky Sport e non sono mancati i riferimenti allo stadio (citato nel ritornello della canzone) e soprattutto al Torino: “Ero molto scarso quando giocavo a pallone, facevo il centrale di difesa e per questo la passione per i centrali da Glik in poi. Quella sugli stadi è una battuta in realtà, non vorrei che passasse il messaggio che sono contrario che riaprano gli stadi eventualmente. Io sono un tifoso orfano delle partite allo stadio e vedere lo sport senza tifosi sugli spalti mi intristisce un po’. Il senso era che lo sport senza tifosi è semplicemente fatto per l’intrattenimento da casa e perde tutto il suo valore culturale, per quello c’è il riferimento ma era solo una battuta. Poi magari arriva Ibra e li fa lui i palleggi”.
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Ospite d’onore proprio sul palco dell’Ariston: Willie Peyote vorrebbe Ibrahimovic al Torino? “Lo stimo moltissimo, sotto tanti punti di vista, ovviamente come calciatore vista anche l’età anagrafica continua ad essere determinante per una squadra importante come il Milan, quindi al Toro mi farebbe molto piacere averlo, per adesso vediamo se riesco a convincerlo a fare due palleggi sul pezzo”.
Sulla passione per il Torino: “Sono uno di quelli che va allo stadio, mi piace andare in curva, ci vado con una certa abitudine da vent’anni. La passione per il Toro nasce per tradizione familiare, per retaggio familiare. Poi in realtà io con il tempo me lo sono scelto quando ho approfondito alcune figure importanti della storia del Toro, una su tutte Giorgio Ferrini. Il modo in cui ha insegnato il concetto di tremendismo attraverso la maglia granata mi ha fatto avvicinare ulteriormente, mi ci sono rivisto”.
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L’ultima domanda è di quelle difficili, anche se dalla risposta immediata non si direbbe. La vittoria a Sanremo o la salvezza del Torino? “Io per la salvezza del Toro accetto anche di essere squalificato da Sanremo, senza nessuna paranoia. Paradossalmente forse è più quotata la mia vittoria a Sanremo che la salvezza del Toro. Però non le metterei sullo stesso piano, per me il Toro è più importante del fatto che riesca a finire il festival”.