È un Buffon senza veli quello che si racconta nell’intervista a Tiki Taka. Il numero uno del Parma ha appena festeggiato i 26 anni dall’esordio, quando giovanissimo difese i pali della porta dei ducali in un Parma-Milan del 19 novembre 1995. La carriera lo ha portato a vestire le maglie di Juve e Psg. Tanti i trofei conquistati, ma rivela: ”Non li ricordo tutti, ma ho giocato in grandi squadre insieme a grandi compagni che mi hanno aiutato a vincere tanto”. Con la Nazionale è salito sul tetto del mondo nel 2006, ma ha anche vissuto la terribile notte del Meazza, quando l’Italia guidata da Ventura non riuscì a conquistare il pass per il Mondiale in Russia: “Quella è stata l’anticamera di una spedizione che sarebbe stata non vincente – ammette Buffon –. Abbiamo commesso degli errori e abbiamo avuto delle mancanze troppo grandi che non ci hanno permesso di andare al Mondiale. Le colpe sono di tutti, l’ho sempre detto. Quando si fallisce lo si fa tutti, lo staff, l’allenatore e tutti i giocatori. Tra quell’Italia e questa delle analogie ci sono, la differenza è che questa Nazionale ha delle certezze maggiori in virtù anche del successo insperato agli Europei. E quando hai delle certezze è più facile superare i momenti delle difficoltà”. E su un possibile ritorno in azzurro commenta: “Questa è la scusa per continuare a giocare. È la motivazione che mette d’accordo tutti”.
Buffon sulla Juve di Allegri
Di certo la Juve rappresenta un capitolo importantissimo della carriera di Buffon. Sulle possibilità di vittoria della Champions da parte della squadra di Allegri, l’ex numero uno bianconero dice: “La Juve quando sembra in difficoltà poi sorprende sempre e ha dei colpi di reni che le fanno vincere i trofei più impensabili. Vedo la Juve sempre protagonista in ogni competizione, poi vincere la Champions in questi anni, contro determinate squadre, è sempre complicato”. A chi dice che la squadra gioca male risponde: “Non gioca male, quando vince lo fa da squadra solida, compatta che non concede spazi e che quindi imbruttisce la partita. La nostra Juve che è arrivata due volte in finale era solida, poi non ha vinto perché ha giocato contro un Barcellona e un Real Madrid che erano quattro volte superiori a noi. Ma senza quelle caratteristiche non saremmo mai arrivati in finale”. Sull’addio di Ronaldo e il ritorno di Max Allegri: “Se Cristiano non era più convinto di rimanere ha fatto bene ad andarsene. E il mister ha fatto bene a tornare perché si vede che è convinto di fare bene ed è convinto di poter incidere”.
Buffon su Sarri e Pirlo
In bianconero Buffon è stato allenato anche da Maurizio Sarri e dall’ex compagno Andrea Pirlo. A proposito dell’attuale tecnico della Lazio commenta: “Da noi ha avuto tantissime difficoltà perché già all’inizio ha avuto dei piccoli attriti con qualcuno. Non è scoccata la scintilla. Dopo un mese, si è accorto che il tipo di lavoro che era abituato a fare avrebbe dovuto rivederlo e avrebbe dovuto cercare di mediare. E per uno come lui mediare è un qualcosa di avvilente. Non aveva quell’entusiasmo che di solito uno come lui ha”. A chi sostiene che sia tornato in bianconero dopo l’esperienza al Psg per aiutare il Comandante replica: “Non è vero. Quell’anno col PSG vinciamo l’andata degli ottavi di Champions a Manchester 0-2 e la Juve perde 2-0 a Madrid con l’Atletico. Ero felice per me ma non mi sentivo a mio agio per la sconfitta della Juve. E questa cosa ha pesato nelle scelte future. E poi giustamente la vita ti castiga perché al ritorno passano Manchester e Juventus. Sono tornato, non mi faceva impazzire l’idea di fare il secondo ma l’idea di poter vincere la Champions con questa dirigenza e con questi compagni è stata la cosa che ha pesato di più. Vincerla per la gente della Juve mi avrebbe dato una soddisfazione enorme”. La scorsa stagione l’addio di Sarri e Pirlo al timone. A proposito del lavoro fatto dell’ex centrocampista Buffon commenta: “Un allenatore che vince Coppa Italia, Supercoppa e che arriva in Champions non ha fallito”.
L’esperienza al Psg
Nel 2018 il primo addio alla Juve per sbarcare alla corte del Psg. Il portierone riavvolge il nastro e torna su quella scelta: “Ho deciso di andare al Psg a maggio del 2018. A febbraio di quell’anno avevo deciso di smettere perché pensavo di fare il Mondiale e volevo chiudere il cerchio con quello. Dissi al mio procuratore che volevo smettere a meno che non mi avesse chiamato una tra Real Madrid, Barcellona e Psg. E dopo venti giorni è arrivata la chiamata. A quel punto mi sembrava un peccato rinunciare a un’esperienza simile, in un club simile e con un’offerta economica importantissima come quella. Non avevo garanzie, non avevo il posto assicurato anche perché la competizione è lo sport”. A Parigi ora c’è un altro portiere italiano, Gianluigi Donnarumma. L’ex estremo difensore del Milan fatica però a trovare spazio, ma Buffon non ha dubbi: “Penso che Gigio abbia fatto una scelta più che giustificata. In questa stagione sta avendo delle difficoltà ma penso che sarà titolare nell’immediato futuro”.
Buffon e il ritorno al Parma
Come un cerchio che si chiude, Buffon ha deciso quest’anno di tornare al Parma, lì dove tutto ebbe inizio: “Nella mia carriera ho sempre fatto delle scelte d’istinto e non ho mai fatto calcoli – spiega Gigi –. Ho sempre fatto scelte che mi hanno reso felice. Nel 2006, da miglior portiere al mondo, sono andato in Serie B con la Juve e nessuno nelle mie condizioni l’avrebbe fatto. Solo un pazzo poteva farlo ma l’ho fatto perché credo in certe cose e mi fa piacere poterle accompagnare. Poi ho fatto tutta la trafila alla Juventus, dalla risalita alle tante vittorie. Poi sono andato a Parigi dove ho vissuto uno degli anni più belli della mia vita. Poi sono tornato alla Juventus, accettando di buon grado di fare il secondo. Sono stato una persona esemplare come sempre, poi dopo due anni mi sentivo ancora forte, volevo giocare e ho scelto Parma. Non mi fregava niente fosse in Serie B. A me piace il bene comune, sento l’affetto e la felicità e l’entusiasmo della gente di Parma. Mi chiedono di riportarli in Serie A, sono cose gratificanti, è quello che volevo, gioco per passione”. Buffon racconta poi di quando fu a un passo dall’Atalanta: “Gasperini lo sa, è successo che nel momento in cui avevo deciso di andare a Bergamo ho parlato con i dirigenti della Juve e con Pirlo che mi hanno convinto a restare. Mi conoscono alla perfezione e hanno toccato determinati tasti che non mi hanno persuaso a non andare. A Gasperini comunque voglio bene, le sue chiamate e la sua volontà di volermi a Bergamo perché secondo lui ero ancora forte per fare il titolare, mi hanno gratificato moltissimo”.