MANCHESTER (Inghilterra) – Una carriera cresciuta di anno in anno partita da Lisbona, passata poi per Valencia, Milano e Torino con le maglie di Inter e Juve, fino all’arrivo e alla consacrazione a Manchester, sponda City, dove con Guardiola è diventato uno degli esterni più completi d’Europa. Joao Cancelo ha ripercorso la sua carriera in un’intervista alla rivista ufficiale della Champions League e ha raccontato tanti dettagli del suo passato. Impressionante quanto accadutogli nel 2013 con la morte della madre in un’incidente d’auto con un Joao 19enne in forza alle giovanili del Benfica: “Quando ho perso mia madre, mi sono sentito come se fossi in fondo a un pozzo. Mi sentivo come un robot che doveva fare il suo lavoro, poi tornare a casa, poi un nuovo giorno. Quando ho perso mia madre, non mi piaceva il mio calcio. Ho giocato perché dovevo. Ho anche pensato di arrendermi perché non aveva più senso. Lo staff del Benfica mi chiamava continuamente, chiedendomi di tornare perché credeva nelle mie potenzialità”.
Il dramma di Cancelo: “Pensai di smettere”
“So solo cosa ha fatto per me, le difficoltà che abbiamo affrontato insieme, le conversazioni che ha avuto con me quando non c’erano soldi a casa. Le ho detto che avrei fatto di tutto per darle un futuro migliore così non avrebbe più dovuto lavorare. Anche oggi, anche se so che è dov’è, faccio di tutto per renderla orgogliosa di me. Mia madre è sempre stata una combattente”. Prosegue così Cancelo che aggiunge: “Oltre ai lavori che aveva, trovava sempre il tempo per portarmi ad allenarmi. Sono piccoli valori che non si perdono, qualunque siano le difficoltà, abbiamo sempre la forza per superarle”. Il portoghese ricorda la grande perdita che ha avuto e conlcude: “Mio padre ha lasciato che le cose si sistemassero, poi mi ha parlato. Mi ha detto che sia lui che mio fratello avevano bisogno di me, avevano bisogno che avessi la forza di andare avanti.Avevo già firmato un contratto da professionista con il Benfica e, in quel momento, gran parte dei soldi che guadagnavo erano per sostenere la famiglia, quindi ho deciso di giocare di nuovo. All’inizio non è stato facile. Non avevo la forza, non avevo la voglia, ma quel colloquio con mio padre e l’amore che ho per questo sport mi ha fatto superare tutto”.