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Allarme Serie A: 7 stranieri su 10 e i talenti scappano

MILANO – Nemmeno la seconda eliminazione mondiale consecutiva dell’Italia ha contribuito a invertire la tendenza. Anzi, dati alla mano, la situazione continua a peggiorare. Il campionato di Serie A, partito sabato scorso, è il primo dopo la cocente delusione della disfatta azzurra con la Macedonia del Nord, negli spareggi che portavano in Qatar. Era inevitabile scorrere i tabellini della prima giornata applicando un filtro legato a quella sconfitta ancora freschissima nella memoria degli appassionati: il numero di italiani presenti sui campi di Serie A tra 13 e 15 agosto. Il responso è sconfortante.

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Serie A, ancora meno titolari

L’analisi statistica rende ancora più evidente la sensazione percepibile seguendo le partite. Il 67,23% dei titolari schierati dagli allenatori delle formazioni della massima divisione è rappresentato da calciatori stranieri. Meno di un italiano su tre è andato in campo dall’inizio. Appena due squadre hanno fatto ricorso in maggioranza ad atleti del nostro Paese: il Monza con otto e la Fiorentina con sei. Il Milan Campione d’Italia aveva in campo al momento dell’uscita dagli spogliatoi solo il capitano Davide Calabria. Altre due squadre erano nella stessa condizione, con un solo italiano negli undici: il Torino con Samuele Ricci e l’Atalanta con Rafael Toloi. Curioso notare che siano accomunati da questo dato i due club con i settori giovanili storicamente più rinomati d’Italia. Granata e nerazzurri, tra Filadelfia e Zingonia, sono stati a lungo due serbatoi inesauribili delle nazionali azzurre. Adesso non è più così. A San Siro il numero più basso di titolari italiani considerando entrambe le squadre: appena tre tra Milan e Udinese. Calabria in rossonero, Adam Masina e Marco Silvestri con i friulani (peraltro Masina ha scelto la nazionale del Marocco come Maleh della Fiorentina).

Rimedi necessari

Questa prospettiva sposta ancora più in là il dato sugli stranieri presenti nelle rose di Serie A, pari al 59% secondo i dati del sito Transfermarkt. Il fenomeno sale di un altro 8,23% prendendo in considerazione i calciatori impiegati dall’inizio. È la dimostrazione che i club di Serie A trattano come un semplice riempitivo il paletto imposto dalla Figc sul modello di quanto fa la Uefa con le coppe europee: l’obbligo di inserire nelle liste di 25 giocatori da consegnare prima del via del campionato almeno quattro giocatori italiani e altri quattro cresciuti nel vivaio a prescindere dalla nazionalità. Il numero ancora più basso di titolari italiani rispetto ai presenti in rosa conferma che i calciatori vengono inseriti nella lista solo per ottemperare a un’imposizione regolamentare, non perché il club creda veramente nella loro forza. Questo approccio delle società conferma la sensatezza della proposta dell’Aic che, dalla scorsa primavera, ha suggerito di aumentare le proporzioni di quella norma. Secondo il sindacato italiano calciatori (una delle poche componenti del nostro calcio che sembra avere a cuore il problema della competitività della Nazionale) è necessario passare dal 4+4 al 5+5 fino ad arrivare a regime al 6+6. Ogni squadra di Serie A, su 25 elementi in rosa, dovrebbe averne almeno 12 tra italiani e cresciuti nel vivaio. A quel punto, visto il numero vicino alla metà, sarebbe impossibile prescindere dal valore tecnico di questi giocatori. Così aumenterebbero anche i titolari.

Nemmeno l’emendamento

Ma, dall’inizio di maggio da quando l’Aic ha parlato pubblicamente di questa idea, non si è mosso nulla. Ed evidentemente non è servito a molto nemmeno ridurre il raggio di utilizzo del Decreto Crescita applicato al calcio, con la possibilità di applicare il beneficio fiscale del taglio del 50% della componente lorda dell’ingaggio solo a chi percepisce più di un milione lordo di stipendio annuale e non ha meno di 20 anni. Non è bastato che il governo approvasse questo emendamento voluto da Aic e Figc, osteggiato dalla Serie A. La propensione dei club verso i mercati esteri è più forte di ogni contromisura. Servisse almeno a primeggiare nelle coppe europee. Invece ha l’unico effetto di ridurre drasticamente lo spazio a disposizione dei potenziali giocatori convocabili dalla Nazionale.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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