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Allegri, Arthur e la cura Pjanic

TORINO – Un passo indietro, a gennaio. Alla sessione di mercato in cui la Juventus è stata protagonista come mai, in inverno. Sul fronte uscite c’erano due casi spinosi. C’era Aaron Ramsey, che puntava i piedi a la buttava sull’economico; e c’era Arthur che sin da principio si diceva pronto a cercare una soluzione condivisa e disposto anche a rimetterci dei soldi pur di tornare a giocare con continuità. Paradosso: il gallese alla fine ha dovuto cedere ed è andato via, capendo che alla Juventus davvero non l’avrebbe più vista. Il brasiliano invece – in virtù anche della maturità dimostrata, della voglia – è rimasto e lo ha fatto anche con la soddisfazione di Allegri («Sono contento che sia rimasto», ha detto a caldo il tecnico che dietro le quinte aveva già dato la sua opinione in merito alla società). Decisamente: con il suo atteggiamento Arthur ha guadagnato dei gran punti. Strada facendo, dei gettoni presenza e dei complimenti. Tanto che ora, al di là dell’emergenza-centrocampo (Zakaria e McKennie out) non è escluso che l’ex Barcellona possa ritagliarsi spazi anche in ottica futura giacché con le ultime prestazioni ha dimostrato di poterci stare, nelle nuove dinamiche bianconere.

Qualità

Bene inteso, Arthur non è esattamente il prototipo di giocatore che Massimiliano Allegri aveva in mente per il suo centrocampo. Però dalla sua, il brasiliano, ha la qualità tecnica. In quantità. E la qual cosa al mister di Livorno garba parecchio, a prescindere. Quella è la materia, e se c’è la materia – unita alla buona volontà – si può “plasmare” il giocatore in modo che faccia al caso. E’ questo, per Allegri, il compito primario d’un allenatore: far migliorare di allenamento in allenamento e di partita in partita i giocatori a disposizione.

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