Quando è tornato a Empoli l’appellativo girava nell’ambiente (“forse come presa in giro”) ed è stato usato anche da un suo ex giocatore (“ma con affetto”). La verità è che l’allenatore più anziano della Serie A sembra un ragazzino, nel fisico e nella testa
Sì, c’è chi lo ha chiamato “nonno” e, no, non lo ha fatto per sfottere. “Fu Bennacer, quando tre anni fa passò al Milan. Mi scrisse un whatsapp molto affettuoso, che chiuse con un “Ciao, nonno!”. Mi fece piacere”. Aurelio Andreazzoli ha 68 anni, è l’allenatore più anziano della Serie A, ma non fate l’errore di fidarvi delle apparenze e di fermarvi alla carta d’identità: lui, capelli tagliati cortissimi, di un colore indecifrabile ma certamente non bianchi (li tinge? Ci è mancato il coraggio di chiederglielo), fasciato nella tuta del club mette in mostra una corporatura invidiabile, tanti muscoli e zero pancia (“Il mio ruolo viene associato a energia e forza fisica: sinceramente, in questo momento non mi mancano l’una né l’altra”), e il suo Empoli, neopromosso e secondo dopo lo Spezia per età media più bassa (23,8 anni), in campionato viaggia che è un piacere: gioco moderno – intenso, dinamico, verticale – e scalpi eccellenti alla cintura, a cominciare da quelli di Juve e Napoli.