A Londra un’altra prova negativa del trequartista del Milan, con un gol divorato sulla coscienza. Pioli e dirigenza giustamente lo aspettano, ma le risposte servono subito
Ci sono predecessori illustri. Nel Milan, come Tonali e Leao per esempio, gente partita in sordina e diventata imprescindibile. Più in generale, non mancano casi anche eclatanti, come Platini o Zidane. Insomma, le qualità – o meglio, la qualità – non sono equazione esatta di riuscita immediata quando si arriva in un ambiente nuovo. Soprattutto quando si ha poca esperienza. Quindi la domanda che aleggia sopra la testa bionda di Charles De Ketelaere non riguarda i suoi pregi tecnici – evidenti e indiscutibili –, bensì sulla tempistica per aspettarlo: un club come il Milan che sta sbocciando e crescendo, con obiettivi importanti come scudetto e partecipazione continuativa alla Champions, può permettersi di attendere il suo trequartista designato? Risposta ondivaga: no, se consideriamo l’impellenza dei traguardi prefissati; sì, se consideriamo la filosofia di base della proprietà, che nel passaggio da Elliott a RedBird non è cambiata.