Il centravanti dell’Udinese si racconta a Sportweek : “Sono forte, veloce e tecnico, ma solo un po’. Devo lavorare tanto. Il modello? Eto’o, faccio tutto come lui”
Se siete convinti che tutti i figli del Portogallo siano tristi e si macerino l’anima ascoltando il fado, la loro musica tradizionale, allora, nel caso incrociaste Norberto Bercique Gomes Betuncal – per i tifosi dell’Udinese e i calciofili in generale semplicemente Beto – fingete di non riconoscerlo. Rischiereste una brutta figura. Perché lui, del portoghese stilizzato nell’immaginario collettivo, ha poco o nulla. Innanzitutto è nato centravanti in una terra avara di “nove” veri e propri. Poi, è un allegrone che fa simpatia a pelle: scherza, ride e spara battute nel suo discreto italiano, imparato a suon di lezioni (“All’inizio un’ora tre volte a settimana col prof, adesso sono sceso a due”) e di libri portati a casa (“I verbi sono difficili”). Ma come, se abbiamo lo stesso sistema vostro? “I verbi sono difficili. Ce ne sono troppi”.