Un gol per tempo, di Bellanova e Deiola, e il Cagliari vince a sorpresa a Torino (per i granata di nuovo a segno Belotti, come nel derby), compiendo un passo in avanti pesantissimo sulla strada della salvezza. Sugli altari Cragno per i sardi, bravissimo in tante circostanze (nel primo tempo il Toro aveva creato numerose occasioni, prima di sparire dal campo, per un crollo innanzi tutto mentale, una volta incassato il 2° gol). E sotto processo per la sesta volta di fila Milinkovic, a dir poco incerto ancora una volta, stavolta sul diagonale vincente di Deiola. Ci chiediamo una volta di più se non sia finalmente il caso di concedergli almeno una pausa di riflessione in panchina, affinché recuperi serenità e condizione, a partire dalla prossima trasferta di Bologna. Il problema è sotto gli occhi di tutti. E non certo da oggi.
C’è Ansaldi, miracoli di Cragno
Si comincia. Ansaldi a sinistra, di nuovo titolare, con Vojvoda nella sua posizione naturale a destra e Singo in panca. Per il Cagliari, un 3-5-1-1 ultra arroccato, con Pereiro a far la spola tra mediana e Joao Pedro. L’inizio è tribolato per il Torino, i sardi sono più in palla e mettono subito sotto pressione Milinkovic, oltretutto con un sole fastidioso davanti agli occhi. Respinge come può un missile di Grassi e poi il colpo di testa di Joao sulla ribattuta, quindi Deiola spara alto da due passi. Anche se i granata faticano a macinare gioco e a trovare varchi, fasce comprese, man mano il Toro prende il pallino e cresce. Prima paratona di Cragno in angolo su deviazione al volo di Bremer (da punizione-cross di Ansaldi). Un tiro di Lukic alto, un altro di Belotti deviato in angolo dal portiere sardo. E, ancora, una testata di Pobega fuori di poco, da angolo. In tale contesto, i sardi però passano a sorpresa, sfruttando la doppia amnesia di Lukic (che perde Grassi da fallo laterale di Dalbert) e Ansaldi (un palo sul terreno, quando Bellanova, al primo gol in A, la spinge dentro su assist in scivolata del compagno, davanti a Vanja. E ancora una volta, come col Sassuolo, il Toro prende gol da un fallo laterale altrui mal interpretato).
Traversa di Pjaca
Da lì in poi i granata iniziano a spingere progressivamente sempre più e meglio, davanti alla Maginot di Mazzarri (in pratica, un 3-6-1 che diventa 5-4-1). Nell’ordine: 26’, Pjaca per Belotti, che stoppa male in fuga verso il portiere; 27’, incursione di Pobega e Vojvoda, brivido in mischia, Cragno salva in tuffo; 30’, punizione diretta di Brekalo, sempre Cragno in angolo, sul suo palo; 38’, cross di Brekalo e tiro al volo di Pjaca, col portiere che devia miracolosamente sulla traversa e poi abbranca il rimbalzo; 41’, tiro alle stelle dal limite di Bremer, in precario equilibrio; 42’, salvataggio in extremis di Altare su Brekalo, in fuga su Cragno; 45’, Pobega, tiro a giro di pochissimo fuori. Una raffica di occasioni, insomma, fallite per poco o nulla oppure per i prodigi di Cragno. Per i sardi, una sola chance al 36’, di nuovo a sorpresa: angolo, mischia, e Altare in scivolata tira altissimo da due passi.
Crollo mentale granata
La ripresa presenterà invece tutto un altro spartito. Dopo un inizio arrembante e il gol del pareggio al 9’ di Belotti, infatti (punizione-cross di Brekalo, deviazione di testa di Dalbert e staffilata al volo di Belotti, solo, defilato, al 2° gol di fila dopo il derby), i granata dapprima si illudono di comandare il gioco sino al raddoppio, poi subiscono il coraggio del Cagliari e prendono il 2. Merito anche di Mazzarri, che torna a propugnare un gioco offensivo, sfiora il vantaggio con un tiro di Pereiro di poco fuori, quindi inserisce una punta vera, Pavoletti, al posto del trequartista. E proprio il centravanti al 17’ è bravo a far da sponda di testa per Deiola, al limite, a sua volta abile a a sparare un diagonale. Insidioso, certo, ma non imprendibile. Tuttavia Milinkovic lo capisce tardi, la spinta sulle gambe è nulla e la palla si insacca. Ancora una volta il portiere serbo finisce sotto processo: ormai l’insicurezza è la sua etichetta, da 6 partite. E da quel momento inizia l’incredibile: il Toro implode, cade dal ramo come un frutto troppo maturo, si spappola sul terreno senza più riuscire ad armare un vero forcing, una manovra degna di questo nome. Un crollo mentale e tattico.
Il Cagliari ha meritato
Un solo pericolo per Cragno, un diagonale di Belotti parato. Poi il nulla, anche a fronte degli ingressi di Sanabria, Pellegri, Singo, Seck, Ricci (all’esordio, gli ultimi due). I sardi si difendono bene, corrono il doppio, sono padroni delle seconde palle, perdono anche tempo quando possono. Fanno il loro, e lo fanno al meglio. Addirittura, sfiorano il 3 a 1 con Goldaniga in mischia, da angolo (Milinkovic blocca un po’ fortunosamente). La fine è il giusto premio per un Cagliari più che meritevole, equilibrato, determinato, nonché una logica punizione per un Toro improvvisamente sparito per sempre, nei fatti, al 17’ della ripresa.