Il Toro ha già collezionato 10 punti in 5 partite: c’è da essere soddisfatti per quanto la squadra ha fatto vedere finora.
«La classifica è sicuramente molto buona: il Toro ha iniziato bene, con prestazioni importanti e dando sempre la sensazione di essere sul pezzo. L’inizio è buono, ma meglio restare coi piedi per terra: ora arrivano avversari che sulla carta costringeranno i granata a compiere un salto di qualità importante, vedremo la risposta che darà il gruppo».
Già a partire dalla gara contro l’Inter. La considera una sfida proibitiva?
«Contro l’Inter sarà molto dura: il Toro affronta una squadra forte e arrabbiata, che anche contro il Bayern Monaco ha mostrato troppi difetti. Però parliamo di una rosa di campioni, con una panchina molto lunga: anche i subentrati possono spaccare la partita, mentre il Toro fa più fatica da questo punto di vista. Chi sta fuori non è all’altezza dei titolari».
La domanda più frequente fra i tifosi è questa: il Toro quest’anno è più forte della scorsa stagione?
«Sembra un Toro più forte della passata stagione, ma è presto per dirlo: col collettivo sta sopperendo alle partenze di tanti giocatori fondamentali e questo è sicuramente un buon segnale. Vediamo nel corso del tempo, forse paradossalmente il vantaggio è il fatto che Juric stia continuando ad investire tempo e fatica sui giocatori che aveva già lo scorso anno. Questo rappresenta un bel vantaggio, perché conosce bene il gruppo».
Quali protagonisti finora l’hanno colpita?
«Mi hanno colpito ovviamente Radonjic e Vlasic. Di più il primo: non lo conoscevo, ma ha avuto un impatto incredibile sul campionato italiano. Oggi con esterni d’attacco molto forti puoi fare grandi campionati: se hai chi salta l’uomo in rosa, esattamente come Radonjic, fai molta strada. E chissà che magari il Toro non possa lottare per l’Europa: non ci sono squadre imbattibili in Italia, nessuna gara è ingiocabile».
Il Toro è partito benissimo, nonostante un’estate travagliata. Che idea si è fatto della lite Vagnati-Juric?
«Mi sembra che le turbolenze estive siano state superate agevolmente, è una storia ormai alle spalle. Non avevo mai assistito ad una scenata del genere fra direttore sportivo e allenatore, perché dovrebbero vivere e pensare calcio in sinergia. Ma successe una cosa simile a Roma, nella stagione 1976-1977 in cui facemmo 50 punti: perdemmo solo contro i giallorossi, Radice sbottò perché Castellini non era uscito in occasione del gol che subì da Musiello. Così tutto il gruppo dovette intervenire per dividerli, fu una vera e propria rissa. Poi fortunatamente chiarirono, ma queste cose possono capitare: meglio se in privato, ovviamente».
Fra i protagonisti della passata stagione, c’è un giocatore in particolare che secondo lei i tifosi rimpiangeranno?
«L’uomo che manca di più è Belotti, anche più di Bremer. Il Toro dovrà ricercare le reti che mancano: mi immagino più facilmente una cooperativa del gol coi trequartisti anziché un’esplosione improvvisa di Sanabria e Pellegri, che però hanno l’enorme pregio di legare bene il gioco e di essere in grado di aprire spazi golosi per gli esterni».
Al posto di Bremer c’è Schuurs. È un degno erede del brasiliano?
«Schuurs mi ha impressionato, ma quando un giocatore arriva dall’Ajax è difficile nutrire tanti dubbi. Lui è giovane, forte e ha una grande personalità. Non mi stupisce che sia già diventato un idolo indiscusso per i tifosi: è un progetto di campione, se continuerà a seguire Juric avrà un grandissimo futuro».
E sta crescendo anche Buongiorno.
«Come prodotto del vivaio non può che inorgoglire i tifosi: ha tutte le carte in regole, tecniche e morali, per prendersi la fascia di capitano col tempo. Prima o poi succederà».
Intanto la Primavera di Scurto è prima in classifica. Che effetto le fa?
«Che bella sensazione! Anche la Primavera sta tornando ai livelli degni della storia del Toro, una squadra che a livello giovanile non può vivacchiare, anzi ha l’obbligo di puntare sempre al vertice. Lo dice la storia di questo club».
Sulla riapertura del cortile del Filadelfia, tema che agita i tifosi, se la sente di fare un appello?
«Spero che il Toro lo riapra al più presto e che la società riesca a completare questa struttura. Fino a quando non sarà allestito il museo lì l’opera non si potrà definire conclusa, ma sono sicuro che il presidente Cairo porterà l’operazione a termine».