Il brand rossonero declinato in tutti i settori, dalla musica al gaming fino alla moda: tra nuovi ingressi e rinnovi, un settore rianimato e che produce utili
In attesa del nuovo stadio – e, comunque vada (o dovunque vada), non sarà un’attesa rapida –, il Milan prosegue il “raccolto” commerciale. Una semina paziente e costante, avviata da Elliott secondo criteri rigorosi e con obiettivi altrettanto chiari. All’inizio c’era da mettersi le mani nei capelli, come ha fatto capire bene Ivan Gazidis quando è stato sollecitato sul tema: il Milan, senza risultati sportivi e finanziariamente col fiato molto corto, era una creatura accartocciata su se stessa, ovvero con poco appeal di fronte al mondo dello sponsoring. Quando però la bontà (e la serietà) è emersa con chiarezza, il vento è cambiato. Il resto l’ha ovviamente fatto il campo: prima il ritorno in Champions, poi lo scudetto. Da circolo vizioso a virtuoso il passaggio a quel punto è stato automatico. E i ricavi hanno ripreso a salire, sebbene senza lo stadio si sia distanti ancora anni luce dai fatturati delle big d’Europa.