TORINO – Il gol, meraviglioso, al Verona è un dettaglio: Dusan Vlahovic ha conquistato la Juventus e Massimiliano Allegri prima di tutto alla Continassa, nello Juventus Training Center. Educato, concentrato e spietato sono i tre aggettivi chiave. Perché Vlahovic si è presentato nel nuovo ambiente in punta di piedi, nonostante una presentazione da grandissimo campione, ma quando si è trattato di lavorare, ha subito dimostrato di esserlo.
EDUCAZIONE – Se il club ti paga 70 milioni di euro (più 10 di bonus), ti assegna uno stipendo di 7 milioni netti a stagione, ti assegna la maglia appartenuta fino a qualche mese fa a Cristiano Ronaldo e ti presenta al mondo con l’hashtag #DV7 per ribadire il paragone con il cinque volte Pallone d’Oro, insomma se le premesse sono così altisonanti un ragazzo di 22 anni potrebbe anche montarsi la testa o, per lo meno, comportarsi come una stella. Tutto il contrario di quanto è capitato con Vlahovic, che ha vinto la simpatia dello staff tecnico e del personale, con modi estremamente educati e umili, dimostrando anche una maturità che non sempre si associa a un ragazzo della sua età. «Ha la testa di un trentaduenne su un corpo da ventiduenne», ha spiegato Andreja Milutinovic, preparatore atletico e professore di biomeccanica all’Università di Belgrado che lo segue da quando ha 15 anni. «È un ragazzo con la testa di un campione: vuole arrivare ad essere il numero uno e non gli pesano l’impegno e i sacrifici necessari». E così, in questi giorni, fra gentilezza e garbo, Vlahovic si è conquistato quasi tutti alla Continassa.
CONCENTRAZIONE – Massimiliano Allegri, poi, ne ha apprezzato la totale disponibilità fin dal primo allenamento e l’applicazione con cui si è dedicato a imparare i movimenti che gli richiedeva il nuovo tecnico. Max è sempre molto attento all’atteggiamento durante le sedute ed è abbastanza severo, soprattutto con i più giovani. Ma nel caso di Vlahovic parlare di giovane è certamente riduttivo, perché la maturità calcistica del serbo ha spinto Allegri a giudicarlo, anche pubblicamente, in modo esaltante. Quando, prima della partita contro il Verona, lo ha paragonato a Mbappé e Haaland, in molti hanno sorriso pensando a come l’entusiamo intorno ad altri coetanei di Vlahovic era stato raffreddato da Allegri per non aumentare la pressione su di loro. Se per Dusan ha speso paragoni così eccellenti è perché ha capito che il ragazzo non teme il peso della responsabilità e si esalta nell’alzare l’asticella.
SPIETATO – Educato e concentrato, certamente, ma anche “cattivo“, agonisticamente parlando. Vlahovic non fa sconti: che sia una partitella di allenamento o una gara ufficiale, il serbo mette sempre la gamba per vincere, non scherza mai e non ha timori reverenziali per nessuno. Lo ha testato Giorgio Chiellini, che ha sempre “battezzato” gli attaccanti juventini negli allenamenti e in Vlahovic ha immediatamente riconosciuto l’attitudine del duro e del cinico. E Giorgione se ne intende.