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Gioia Da Graca, il primo gol con la Juve è per il nonno: “Gli devo tanto”

LOS ANGELES – Comprensibilmente orgoglioso, ma mica presuntuoso eh. Umile. Quasi non ci crede ancora, Marco Cosimo Da Graca. E infatti tiene stretta stretta quella ormai storica, per lui, maglia intrisa di sudore e sacrificio che sancisce un gol segnato con la Juve in una amichevole internazionale. Il sacrifico non di 45 minuti di partitella, ma di svariati anni di determinazione e sforzi condivisi con il nonno Cosimo, al quale Da Graca dedica in special modo la sua serata. Senza dimenticare, però, di citare anche gli altri familiari che gli sono stati vicini. O lontani (ma vicini lo stesso…) in quei primi mesi da solo a Torino, lontano dalla sua Palermo.

Da Graca, una serata così l’aveva anche solo minimamente sognata?
«Non me la immaginavo, no. E’ la mia prima tournèe. E’ una esperienza indimenticabiile, è un sogno che tutti i bambini hanno nel cassetto. Sono molto contento già solo per il fatto di stare qui con questi campioni: è un privilegio per me giocare con questa squadra. Il gol? Cerco sempre di farmi trovare nel posto giusto, in questo caso sono stato bravo a leggere la palla, dai…».

I compagni cosa le hanno detto? 
«Mi hanno fatto i complimenti, mi hanno detto di stare tranquillo e di divertirmi».

E i suoi amici storici?
«Loro mi prenderanno un po’ in giro. Dovrò offrire qualcosa».

C’è una dedica per questo gol?
«La dedica è per la mia famiglia: soprattutto per mio nonno, la mia ragazza, le mie zie, mia mamma… Tutte le persone cui tengo di più. Con mio nonno ho un legame forte perché fin da piccolo mi ha sempre accompagnato, assieme a mia nonna, al campo e agli allenamenti, a tutte le partite. Da quando avevo 7 anni: in casa o in trasferta, ma lui c’è sempre stato. Dentro di me ho sempre sperato di andare avanti, dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto io, lui e la famiglia».

Quando parla di sacrifici a cosa pensa?
«Io sono di Palermo, questo è il 5° anno a Torino: sono arrivato a 16 anni. All’inzio è stata dura, i primi mesi non sono stati facili. Dopo dicembre e gennaio, però, è andata molto bene».

Il poster in camera, da bimbo?
«Avevo una foto in cui c’ero io in mezzo a Messi, Neymar, Abel Hernández e Ronaldo».

Chi studia tra gli attaccanti?
«Guardo molto i compagni di reparto, soprattutto i movimenti che fa Vlahovic. Prima anche Morata». 

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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