MILANO. Martedì c’è la Cremonese, ma lo sguardo di tutta l’Inter è già sulla settimana terribile che seguirà al confronto con i grigiorossi. Derby, Bayern e Torino racchiuse in una manciata di giorni: sfide che possono già segnare la stagione. Superfluo sottolineare quanto sarebbe utile partire facendo punti in Champions contro la corazzata guidata da Julian Nagelsmann ma ora – dopo l’inatteso ko con la Lazio (pure l’anno scorso a Roma arrivò il primo stop stagionale, ma era l’ottava giornata, non la terza…) -, l’imperativo è rimettersi a correre pure in campionato che resta il primo obiettivo stagionale. E il calendario certo non dà un assist a Simone Inzaghi che è uscito ancora una volta con le ossa rotte da quella che un tempo era casa sua. Al netto dei cambi sbagliati – ma va ricordato per onestà intellettuale pure quando l’allenatore ha vinto partite proprio grazie alle sostituzioni come a Lecce, per esempio – la notte dell’Olimpico ha evidenziato come Romelu Lukaku debba ancora risintonizzarsi nella nuova Inter che ha ritrovato dopo l’anno al Chelsea. Il belga è apparso fuori dal gioco e pure appesantito a livello di condizione: emblematici i sei palloni toccati nel primo tempo, record negativo che ha fatto tornare alla mente le “lune” di Icardi. Detto questo, il problema va allargato all’assetto della squadra che è molto più orizzontale rispetto all’Inter contiana: Big Rom – come dimostrano pure gli stenti al Chelsea – sa esaltarsi se può correre nella profondità perché, grazie al suo fisico, diventa immarcabile proprio nell’uno contro uno a campo aperto. Poi c’è un problema legato ai rifornimenti e a sinistra, in assenza di Ivan Perisic, si è aperta una voragine: Gosens continua a stentare, Dimarco è la copia sbiadita del panzer croato. L’unica nota positiva per il belga è avere ritrovato il feeling con Lautaro che, soprattutto in queste settimane di rodaggio, può facilitarlo visto che i due si trovano a occhi chiusi. Rodaggio che però deve essere brevissimo, considerato l’Everest che attende l’Inter da qui a poco. E Inzaghi, per la prima volta dal suo insediamento, è chiamato a dare una sterzata alla piega (inattesa) che hanno preso gli eventi. Perché, in una stagione ipercompressa dal Mondiale in autunno, in questa fase della stagione magari non si vincerà lo scudetto, ma di certo si può perderlo.
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