LOS ANGELES (Stati Uniti) – Quelli tra sogno e realtà: Mattia Compagnon, 20 anni, e Nicolò Cudrig, 19. Due ragazzi come tanti, che sin da piccoli fantasticavano di diventare calciatori e scendere in campo con quei top players che guardavano in tv. Ma, anche, due ragazzi come pochi: che questo sogno l’hanno realizzato. A suon di sbattoni, allenamenti, sacrifici utili a supportare un talento che, vabbé, quello evidentemente c’era già dalla nascita. Il direttore del settore giovanile Giovanni Manna li ha scoperti e ha deciso di puntare su di loro per l’Under 23, il tecnico Massimiliano Allegri ha concordato sulla bontà della scelta ed è arrivato ad inserire Mattia e Nicolò nel gruppone per gli Usa. Loro se la godono, ma fino a un certo punto: lo sanno eccome che certe situazioni possono essere punto d’arrivo o punto di partenza, molto dipende da te. «Ancora ce lo chiediamo se sia tutto vero o no… Siamo ancora nella nube», spiegano all’unisono. «Una cosa del genere non capita spesso: quindi ogni attimo è importante per imparare qualcosa. Un’esperienza così ti arricchisce e ti fa crescere sotto tutti gli aspetti».
L’emozione più grande
«Per me la cosa più indimenticabile è il momento in cui entro in campo e vedo che sto davanti a 50 mila persone, che sto giocando contro campioni che hanno vinto tanto – racconta Cudrig -. Quei momenti lì, non me li tolgo dalla mente». Compagnon s’è persino tolto lo sfizio di realizzare un gol al Chivas: «Un ricordo indelebile. L’ho visto e rivisto, quel gol. Io non mi aspettavo neanche di venire, poi è successo pure quello…».
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Prendo appunti…
La possibilità di “studiare”, letteralmente, certi fenomeni e guardarli da vicino non è cosa da poco. Cudrig svela: «Io per il mio ruolo guardo molto Vlahovic e Di Maria, mi hanno stupito moltissimo. Di Maria a livello tecnico è impressionante: ha sempre la palla incollata. Mentre di Vlahovic mi ha stupito molto la mentalità: da campione, da uno che è sempre sul pezzo e guarda ogni particolare. A volte con Vlahovic scambio qualche parola in campo: mi dà dei consigli. Con umiltà, se capita che in campo sono accoppiato a lui a fare degli esercizi, magari gli chiedo: in quel caso come faresti tu? Mi ha detto tante piccole cose, ma mi sono segnato soprattutto la sua mentalità: ha voglia di prendersi tutto quello che c’è».
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Il rapporto con Allegri
«Il mister è bravissimo. Averci a che fare negli allenamenti, considerando che prima lo vedevi solo in tv, fa un certo effetto. Cerca di metterci sempre a nostro agio e farci sentire dentro la squadra».
Il torello
«Tocca sempre a noi stare in mezzo, sì. I senatori non ci vanno (sorrisoni). Per un po’ di tempo non si discute… E’ una parte divertente dell’allenamento, anche se alla nostra età bisogna sempre cercare di dimostrare».
Scherzi e karaoke
«Eh, ci sono questi telefonini che spariscono. Ma noi due stiamo svegli, li teniamo in tasca. La serie C è una scuola anche per queste cose… Scherzi o penitenze in particolare non ne abbiamo subite. L’unica che abbiamo fatto, beh, è che anche noi abbiamo dovuto cantare. E’ il rito». Compagnon: «Io ho cantato “Una volta ancora” di Fred de Palma». Cudrig: «Io L’allenamento di Capo Plaza, un rapper». Insieme: «Ecco, forse quello è stato il momento più duro del ritiro… C’è e si respira tensione anche lì».
Percorso Juve
La Juve diventa una scuola di vita, gioco forza. Ma in cosa vi ha cambiati? «Dal mio punto di vista – spiega Cudrig -, l’aspetto mentale è quello in cui sono cresciuto di più. Ovvio: anche in campo e fisicamente, ma mentalmente mi sento più uomo rispetto all’anno scorso su tanti aspetti: il modo in cui affronto le partite, gli allenamenti. Tante cose: è un percorso che ti fa crescere». Compagnon: «Io sono arrivato qua che ero ragazzino, in due anni ho capito tante cose. Soprattutto la serietà di questa società. E poi a confrontarsi sempre con squadre di serie C, dunque squadre professionistiche con gente più vecchia, ti fa imparare tanto». Curiosità? Proviamo a comparare, extra Juve… Può esser più scuola di vita una stagione con Eziolino Capuano (al Potenza: 2020- 21) o girare per il mondo? «Eh – sorride Compagnon –: Nicolò non l’ha provato, ma secondo me dal punto di vista caratteriale ti forma tanto anche Eziolino. Con lui non devi sbagliare neanche un particolare». Invece girare il mondo, come ha fatto Cudrig… «All’inizio è stata dura perché avevo 16 anni quando sono partito. In Belgio, da solo. Era tosta. In prima squadra, con gente grande e fisicamente, è un calcio molto fisico quello. Ma lì è stata una svolta: ho avuto momenti difficili e non ho mai mollato. Poi sono andato in Francia al Monaco: con l’Under 19 avevamo fatto molto bene. E lì è ancora un altro tipo di calcio: molto tecnico, nello stretto. Provare più calci diversi ti arricchisce, hai un bagaglio più grande».
Ritmi da ritiro
«Pochissimi tempi morti. Tra gli allenamenti e le riunioni, cene, pranzi. Sei sempre in compagni a e non ti annoi. Nel giorno libero siamo andati a visitare Hollywood, Santa Monica e Venice Beach». «L’anno scorso alla fine non c’è mancato tanto per quel passo di andare in Serie B: anno tosto ma bellissimo. Anche quest’anno cercheremo di vincere più partite possibili. Ora più che mai abbiamo quella mentalità di voler andar su. Il nuovo mister Brambilla ci ha dato una buonissima impressione e sappiamo anche che già in passato ha lavorato benissimo con i giovani».