TORINO – In fondo, si sapeva. Si sapeva che Angel Di Maria è un mago dell’assist e più in generale del gioco. D’altra parte di assist ne aveva servito uno anche nella sua prima partita da juventino, per Vlahovic nella sfida del 15 agosto contro il Sassuolo che aveva sbloccato in prima persona. Proprio quel giorno, però, si era procurato un infortunio muscolare di cui aveva avuto una ricaduta appena rientrato, poi era arrivata la sciagurata espulsione di Monza. Così, tra un problema fisico, un guaio disciplinare e quei dubbi sulla ripartizione delle motivazioni tra Juventus e Argentina, la cognizione di chi sia, ancora, Di Maria aveva finito per essere un po’ offuscata. In parte è proprio perché è uscita da quella foschia, disperdendola, che la partita del Fideo contro il Maccabi Haifa ha fatto sgranare gli occhi a chiunque l’abbia vista, ricordando a tutti ciò che tutti sapevano. E in parte è perché, pur conoscendo bene le qualità di un giocatore, il bello del calcio è che assistere a certe giocate lascia sempre con gli occhi sgranati di cui sopra.
Angel Di Magia
Per giunta, contro il Maccabi Haifa l’argentino è andato anche ai limiti di ciò di cui lo si sa capace. Con gli assist, intanto: sfoderando una tripletta come in Psg-Bruges del 22 ottobre 2019, che lo ha portato a 39 assist in Champions League e che a un bianconero non riusciva da Juventus-Sampdoria 3-0 del 14 aprile 2018, quando Douglas Costa aveva mandato in gol Mandzukic, Höwedes e Khedira. Peraltro una tripletta in cui, se l’ultimo assist è stato “solo” un calcio d’angolo battuto alla perfezione per la testa di Adrien Rabiot, i primi due sono stati autentici pezzi di classe da inserire nelle compilation youtube dedicate al Fideo. E su youtube vale la pena guardarli e riguardarli per scoprire tutti i dettagli di talento distillati in quegli attimi.
Il primo è il frutto combinato della straordinaria lucidità nel vedere sia l’uscita su di lui di Seck dalla difesa, sia l’inserimento di Rabiot nello spazio lasciato libero dal centrale; dell’astuzia nel nascondere la palla al difensore col piede destro, orientando il corpo verso la linea laterale per non fargli capire le proprie intenzioni; della tecnica straordinaria nel riuscire con un movimento repentino del sinistro a far passare la palla tra le gambe di Seck e farla arrivare precisamente sulla traiettoria di corsa di Rabiot, permettendo al francese di calciare di prima con il piede preferito, senza dover né deviare, né rallentare, né accelerare.
Il secondo assist, quello a Vlahovic, può apparire a prima vista più semplice perché Di Maria aveva davanti a sé la metà campo quasi sguarnita del Maccabi, con il serbo lanciato in corsa: anche in questo caso, però, l’esecuzione è stata determinante nel mettere DV9 nelle migliori condizioni possibili. Calciando dal centro-destra, vicino all’intersezione tra cerchio e linea di centrocampo, se il Fideo avesse passato la palla d’interno sinistro l’effetto l’avrebbe portata ad accentuare il movimento in profondità, favorendo un’uscita del portiere e rischiando di costringere Vlahovic, scattato invece dalla parte opposta, a tagliare il campo in diagonale verso destra, arrivando sul pallone con il piede meno sensibile e troppo vicino a Cohen. Di Maria invece ha calciato con il mezzo collo esterno del mancino, dando al pallone un effetto che lo ha portato a girare verso sinistra, allontanandosi da Cohen che infatti ha rinunciato all’uscita a cui si stava preparando e permettendo a Vlahovic di deviare solo leggeremente verso il centro, arrivando sul pallone con il sinistro e tutto il tempo per controllarlo e prendere la mira.
Verticalità nel gioco
I tre assist sono stati la punta dell’iceberg della prova di Di Maria: al di sotto di quella superficie scintillante c’è stato molto altro. Ci sono stati, per esempio, ben otto passaggi filtranti (dato Wyscout), più di quanti chiunque altro sia riuscito a farne in una sola partita in questa edizione della Champions League (secondo Messi con 6, sempre contro il Maccabi), ben sei dei quali riusciti (tra questi due assist e uno che non è diventato tale solo per l’errore di Vlahovic al tiro). Ovvero, per otto volte l’argentino ha passato la palla nello spazio, in direzione della porta avversaria e superando una linea difensiva, e per sei volte lo ha fatto con precisione tale da permettere a un compagno di raggiungere quella palla e creare dunque un’azione pericolosa. Dando una verticalità che nel gioco bianconero era spesso mancata in questo avvio di stagione.
Rammarico per l’assenza contro il Milan
Toccherà ai suoi compagni fare in modo che non manchi anche domani contro il Milan, quando il Fideo dovrà scontare il secondo dei due turni di squalifica rimediati con la gomitata a Izzo a Monza. Inutile cercare uno che lo sostituisca: un altro Di Maria nella rosa bianconera, e non solo nella rosa bianconera, non c’è. Contro i rossoneri Massimiliano Allegri ritroverà però Arkdiusz Milik, giocatore completamente diverso ma che garantisce più peso offensivo e più efficacia nella finalizzazione. E che contro il Bologna al 66’ aveva comunque offerto a Vlahovic un filtrante alla Di Maria, non sfruttato da DV9. Una coppia apparsa in netta ascesa, quella formata dal serbo e dal polacco: domani servirà salire un altro gradino.
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