Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso il 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista Fabiana Paciello, per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto su Facebook e aver confermato tali offese in una nota trasmissione radiofonica. L’insegnante napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità – avendo scelto il rito alternativo della messa alla prova ai servizi sociali per scontare la propria pena – e a risarcire l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel. «Per l’Associazione è un risultato importante – spiega il presidente Andrea Lorentini – e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles».
Difesa della memoria
Uno degli obiettivi dell’Associazione, riportato anche nello statuto, è quello di difendere in ogni sede, anche legale, la memoria di coloro che persero la vita il 29 maggio 1985. Perché la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere: «Utilizzeremo quel denaro in parte per l’attività dell’Associazione e in parte lo devolveremo in beneficenza – sottolinea Lorentini – . Colgo l’occasione per ringraziare l’avvocatessa Simona Donnini che ci ha seguito nella vicenda processuale con attenzione e puntualità».
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