Mettiamola così: il miliardo in questione arriva a metà del bicchiere. Quindi ognuno può vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto, argomentando senza limiti per sostenere l’uno o l’altro punto di vista. Perché se il calcio italiano e, nella fattispecie la Serie A, riesce ancora esprimere una sfida fra due squadre il cui valore delle rosa sfonda il tetto del miliardo è comunque una buona notizia: siamo messi male, ma in fondo c’è ancora la possibilità di mettere in scena una partita luccicante di nomi, prestigio e un minimo di glamour. D’altra parte, però, sarebbe infantile nascondersi che quella di domenica è l’unica partita da veri ricchi in Serie A e, oltretutto, ricchi che hanno debiti e non possono più spendere con la libertà di prima. Anzi, nel caso dell’Inter resta la necessità di affontare altre cessioni per tenere a galla i conti, mentre la Juventus ha ceduto due Under 25 a gennaio (Kulusevski e Bentancur) e non ha rinnovato il contratto al suo numero dieci Paulo Dybala.
Insomma, Juventus-Inter, il derby da un miliardo potrebbe essere uno scatto di dignità per la bistrattata e impoverita Serie A, ma bisogna stare attenti a esaltarsi, perché dietro il miliardo e i top player resta lo scenario problematico maturato negli ultimi dieci anni di immobilismo su tutto dalle riforme agli stadi a un piano coerente e condiviso per lo sviluppo commerciale dell’ex campionato più bello del mondo, le cui vestigia domani sera saranno illuminate dai riflettori di uno dei nuovi tre stadi costruiti negli ultimi dieci anni, quello della Juventus che domani affronta l’Inter con una rosa leggermente più cara (una quarantina di milioni in più) e leggermente più costosa (30 milioni di ingaggi lordi in più), ma in compenso molto più giovane, perché tre anni di età media in meno non sono pochi: 27 anni per gli uomini di Allegri, 30 per quelli di Inzaghi. Il segno tangibile del processo di ringiovanimento, avviato nell’estate del 2020 e proseguito in modo abbastanza perentorio nelle successive campagne acquisti. E che a gennaio è culminato con l’acquisto di Vlahovic (22 anni) che ha – di fatto – segnato l’addio di Dybala (28 anni). La rosa della Juventus oggi è ancora in una fase di transizione: Allegri si aspetta che in estate venga completata con un pizzico di esperienza in più a centrocampo ed è pronto ad accogliere altri giovani di talento (da Zaniolo, obiettivo caldo, a Gatti, già preso a gennaio). Arrivabene e Cherubini cercheranno di accontentarlo, sapendo che in vista del nuovo fairplay finanziario, ma soprattutto in ottemperanza del loro obiettivo di sostenibilità, sarà necessario far dimagrire ulteriormente il monte ingaggi.
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