La Juve spreca un’altra occasione, l’ennesima della stagione, per chiudere la pratica quarto posto e qualificazione Champions, obiettivo autodichiarato e autopromosso da Max Allegri. Il quale dovrà tifare adesso Spalletti nel match di domani sera contro la Roma, sperando che l’altro toscano fermi Mourinho e che Lazio o Fiorentina non risalgano troppo. Bisogna accontentarsi. Rispetto a un anno fa, la Juve ha tre punti in meno in campionato e una Supercoppa in meno. Nulla in più, nemmeno in caso di vittoria della Coppa Italia, del criticatissimo Pirlo, fuori agli ottavi di Champions come stavolta. Nella stagione poco scorrevole dei bianconeri, su cui pesa certamente la prima parte senza centravanti vero, gli inciampi maggiori sono avvenuti tutti in casa, partendo dal ko contro il Villarreal.
Nel fortino un tempo inespugnabile, la squadra ha perso contro Empoli, Sassuolo, Atalanta e Inter. Esclusa l’ultima, contro la quale meritava il successo, non si può dire che la Juve sia stata sconfitta dalle big. Il pareggio di ieri con il Bologna va letto in questo filone, anche se i rossoblù non sono per blasone una realtà minore e hanno costruito una gara migliore della Juve, almeno fino alla doppia espulsione. Per quasi un’ora la Juve ha fatto fatica a impostare gioco, non trovando bene gli attaccanti. Eccellente la mossa del Bologna di mettere densità di uomini fra difesa e centrocampo, un 3+3, ma al compito ha contribuito la scarsa vena di Dybala, la giornata alterna di Morata (migliore nel finale accentrato), un Cuadrado meno risolutivo del solito. Il suo errore a porta vuota nell’episodio del fallo al limite su Morata è la fotografia precisa della serata senza squilli del colombiano. E se non gira lui, lo spettacolo ne risente.
La Juve ha sofferto anche in mezzo al campo, dove le assenze erano molte e hanno pesato. Difficile sperare che Danilo possa diventare un regista, tentativo già avanzato l’anno scorso proprio da Pirlo. Una volta messo dentro Zakaria, con il brasiliano tornato nella fascia destra di competenza, le cose sono migliorate. Dopo il bellissimo gol di Arnautovic, imbeccato da Soriano con una giocata di alta qualità e personalità, la Juve ha reagito più con i nervi che con la testa. Fino al fallo di Soumaoro sul lanciato Morata: rigore o no? Il fermo immagine direbbe più no che sì, ma l’impressione iniziale era opposta. Sia come sia, Cuadrado ha centrato la traversa con precisione che vale il peluche al luna-park, a porta completamente vuota, che avrebbe chiuso ogni discorso. Al resto ha pensato l’arbitro Sacchi, mandando fuori Soumaoro e Medel per proteste. A quel punto è iniziato il forcing estremo della Juventus, completato dal gol del (solito) Vlahovic dopo la rovesciata di Morata.
Gli ultimi minuti sono diventati un assalto ancora più disperato, precisato che il risultato è giusto e che il Bologna ha meritato di portare a casa il punto. Difendersi in 9 contro 11 è stata un’impresa che renderà felice Mihajlovic: la sua grinta era al seguito della squadra a Torino. La Juventus, impegnata in Coppa Italia fra tre giorni, si deve rammaricare per i punti lasciati anche ieri in uno stadio pieno di passione, che salutava il ritorno di Del Piero dopo lungo tempo. Un omaggio bello, a ricordare la grandezza di anni più felici e di successi, molti firmati da Allegri. I bianconeri hanno fatto quest’anno più punti in trasferta che allo Stadium, sottile paradosso per la formazione che ha costruito il suo grandioso ciclo di 9 scudetti tutto in casa. Uovo vuoto, nella festa di stamani. Contro il Sassuolo non si può sbagliare.